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Pornocrazia

Regia di Catherine Breillat vedi scheda film

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La recensione su Pornocrazia

di yume
8 stelle

Film rigoroso, nulla che si presti a interpretazioni fuorvianti, a meno che non si voglia lasciare libero corso a fin troppo facili battute sull’utilizzo di Rocco Siffredi.

 

Niente di “carino”, dunque, non è proprio il caso di leggerlo come un divertissement. Semmai, l'insieme è sepolcrale e può risultare respingente per la crudezza esplicita di alcune riprese. Ma questo solo se si dimentica che il cinema non ha come scopo primario quello di offrire foglie di fico ad occhi troppo abituati a veder coperte anche le gambe dei tavoli, come preferiva la buona regina Vittoria (salvo poi lasciare opportuni separé da cui sbirciare con spudorata pruderie).

Questo obiettivo non se lo pose neppure Lucrezio, duemila e passa anni fa, quando (excipit libro quarto De rerum natura), descrisse gli effetti nefasti dell’amore. Citazione d’obbligo, a cui ne segue subito un’altra, e si va ancora più indietro, a Bacchilide ( Difficile aprire porte che non siano state già aperte).

Dunque niente di nuovo sotto il sole, Breillat ci dice a suo modo qualcosa su cui fiumi d’inchiostro sono stati versati.

Ma siamo nel terzo millennio, e questi due esseri umani, questi due Adamo ed Eva post moderni, sono lontani anni luce da quell'Eden per cui si è sempre creduto fossero stati creati, serpente e mela  compresi. Sono ridotti all'osso, a puro simbolo di due esperienze base dell'uomo, sesso e morte, coniugate, come al solito, insieme. Solo che stavolta si arriva perfino a negare la loro millenaria simbologia.

Qui c'è il contrario di un teorema su cui, per millenni, ci si è fondati per dare un senso alla presenza della vita sul pianeta Terra.

Qui il sesso è esibito per negarlo, è l'impotenza assoluta, è lo stallone presentato come omosessuale (geniale la Breillat!) e poi, però, l’omosessuale, in una caotica inversione di impostazione originaria, si dedica anche al rapporto etero.

C'è la morte, negata (il tentativo di suicidio iniziale di lei, l'immaginazione di lui che vede la lametta recidere la carotide di lei).

Come dire: l'uomo è arrivato ad annullare le sue pulsioni originarie, è arrivato a dissacrare la morte, siamo allo stadio zero di tutto.

E come potevamo noi cantare…direbbe il poeta.

E infatti la poesia è morta.

Qui c’è solo pianto e stridor di denti.

Nessun messaggio salvifico, nessuna palingenesi totale.

Questo era possibile prima che l’occhio fosse contaminato dalla visione del sangue. Ora il sangue scorre a fiumi, a pranzo e a cena, ora l’uomo è ridotto a puro sguardo.

Inerte. A pagamento.

Voyeuristico, impotente, anticatartico.

Ora il sesso, quel gentile corollario dell’amor che move il sole e l’altre stelle, è diventato pornocrazia.Un tanto all’ora. Si paga anche per guardare.

Voleva dire questo la Breillat?

Forse, l’autore conosce sempre i rischi che corre quando il suo lavoro comincia a circolare e ad ognuno parla in modo diverso.

Alchimie.

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