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La casa dei 1000 corpi

Regia di Rob Zombie vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La casa dei 1000 corpi

di Spielbergman
4 stelle

Ho visto il film; l’ho visto dopo anni di passione per l’horror americano, specie se quello a cui s’ispira, quello degli anni ’70 (un solo titolo su tutti: “Non Aprite quella Porta”, ovvio). Ho visto anche “Halloween”, il remake di Zombie del capolavoro di Carpenter, trovandolo veramente stupendo. Ha forza, carattere, passione. Ora, “La Casa dei Mille Corpi” è secondo me un film terribile. Ammetto che durante la visione ero stanchissimo e che potrei aver perso due o tre punti chiave (ma, dico, perché quando guardo un film in modo svogliato mi perdo sempre i cinque minuti chiave, caspita?!), e qui dico che potrei dover riscrivere questa recensione dopo una seconda visione, okay. Però allo stato attuale delle cose dico che la struttura è talmente piena di buchi da sembrar fatta di formaggio. Se la prima parte si mantiene su un buon livello di intrattenimento con un tono beffardo e ironico, tutto il finale, una caccia all’uomo sotterranea e selvaggia, è totalmente sconclusionata, personaggi su personaggi entrano in scena senza dare neppure motivo del loro ruolo nella storia (esempio: chi sono le anime immonde che si aggirano nel sotterraneo? Vittime del “dottor Morte”? Anime dannate? Schiavi del diavolo?) e c’è un problema di incongruenza grosso come una casa. Il finale ironico è già visto ma gradito: per lo meno, un bell’omaggio agli archetipi del genere. Okay, questo è un “party-film”, un omaggio non troppo lontano da Tarantino che vuole osannare il genere e gli archetipi,  la musica death-metal, il sangue come segno catartico e sovversivo per eccellenza, c’è un enorme sfoggio di cultura horror… ma… e allora? Basta il citazionismo intellettuale a fare un buon film? No, perché la regola numero uno del buon film è avere una sceneggiatura credibile, che fornisca almeno un minimo di spiegazioni. Zombie, guidato dal suo narcisismo, ha deciso di abbandonare ogni traccia di logica narrativa in nome del sentimentalismo. E ciò appare tanto più incomprensibile dopo una visione del remake di “Halloween”, invece molto compatto, “parlato”, “sofisticato” nel tracciato psicologico che lo attraversa. Belli senza dubbio i personaggi, in particolare le star cap. Spaulding e Otis, capace di incutere veramente paura. In definitiva, spero ardentemente che “La casa del Diavolo” mi convinca di più.

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