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Semaforo rosso

Regia di Mario Bava, Lamberto Bava vedi scheda film

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La recensione su Semaforo rosso

di Antisistema
8 stelle

Concludo al momento il viaggio con le pellicole di Mario Bava, perchè ho concluso i nove film blu-ray inclusi all'interno del cofanetto della Arrow Video, sperando poi di poter colmare le mancanze in futuro perchè sarei interessato a visionare altre 4-5 opere del regista che mi interessa vedere, ma per il momento mi fermo con Cani Arrabbiati (1974), il miglior film del regista dai tempi di Operazione paura (1966). Bava negli anni 60' è stato un punto di riferimento mondiale per il cinema di genere, oserei dire che dopo Sergio Leone in tale ambito sia stato il migliore a livello italiano, molto più del tanto celebrato ed osannato Dario Argento, anche se bisogna ammettere i suoi alti e bassi durante la carriera, così come una crisi durante gli anni 70' dovuta in realtà anche a vicissitudini produttive che hanno portato ad opere mediocri (Cinque Bambole per la Luna di Agosto o Orrore nel Castello di Norimberga), oppure dagli spunti incompiuti (Lisa e il Diavolo), mentre la più interessante del periodo Reazione a Catena (1971), fu un sonoro flop ai botteghini come tutte le altre di quegli anni. Avevo sempre detto che Bava ad un certo punto avrebbe dovuto abbandonare l'horror gotico perchè negli anni 70' aveva detto tutto quello che aveva da dire, però è anche vero che è quasi impossibile per un regista di una certa età abbandonare ciò per cui è portato per tentare altro, però finalmente Mario Bava a 60 anni decide di dare una svolta alla sua carriera, girando con Cani Arrabbiati (1974), una pellicola che non aveva nulla a che fare con le precedenti del regista creando un antesignano del cinema pulp, oggi diventato famoso grazie alle opere di Quentin Tarantino, che avrà sicuramente avuto modo di vedere l'opera di Bava in qualche modo date le sue conoscenze nell'ambiente. Partendo con un incipit poliziesco tipico di quegli anni tramite una rapina ad un furgone delle paghe, assistiamo alla fuga di tre persone; il "Dottore" (Maurice Poli), "Bisturi" (Don Backy) e "Trentadue" (George Eastman), che viste le cose mettersi male, nella fuga prendono una donna di nome Maria (Lea Kruger) come ostaggio ammazzandone l'amica brutalmente e sequestrano ad un semaforo rosso una macchina guidata da Riccardo (Riccardo Cucciolla), il quale stava portando il figlio in ospedale, intimandogli di prendere l'autostrada per fuggire via. 
Cinema pulp nel vero senso della parola, molto più di quello di Tarantino ed è sorprendente come Bava nonostante una produzione in crisi già dalla fine della prima settimana di riprese, con un budget misero e tutti i problemi che ne derivano, alla fine riesca a portare a casa non solo un ottimo film in questo caso, ma anche a creare un genere, mostrando in questo di essere forse più geniale di Tarantino che ha realizzato le sue pellicole in comodità e con i soldi, ciò che invece richiedeva una totale indipendenza dal cinema di "sistema". 

Ambientato quasi tutto in una macchina, la location ristretta e scomoda per 6 persone, risulta essere il punto di forza dell'opera, diventando un mezzo tramite il quale far emergere i conflitti tra i vari personaggi, tra dialoghi sopra le righe e sempre più deliranti, specie da parte di Bisturi e sopratutto Trentadue, che durante la fuga tormentano in ogni modo la povera Maria tramite il coltello, indovinelli divertenti a sfondo sessuale (io ho riso come un cretino, la donna ovviamente no) e sevizie prima psicologiche e poi fisiche, il Dottore in un primo momento essendo colui che è riconosciuto come il capo li lascia fare, anche perchè sembra avere un certo ascendente su di loro e nonostante il suo carattere più calmo e pacato rispetto ai suoi complici, anche il suo personaggio aggiunge quel pizzico di follia nei dialoghi, con un buon tocco di originalità da parte di Bava in fase di sceneggiatura, da sempre il suo punto debole o comunque trascurato e qui necessariamente curato meglio che nelle precedenti sue opere, perchè Cani Arrabbiati è un film dove al 90% siamo in un'unica location, in cui quindi le riprese sono limitate dallo spazio fisico del veicolo e dovendosi privilegiare i dialoghi. 
Nonostante i limiti fisici del veicolo, Bava comunque riesce sempre a destreggiarsi con la sua macchina mano, scegliendo sempre inquadrature interessanti, conferendo un buon ritmo alla pellicola, anche nella ripetitività di certe situazioni e qualche dialoghi che gira un pò a vuoto e pur accorgendosene lo spettatore resta incollato al film, per la freschezza generale dell'operazione nonostante i molti anni trascorsi dalla realizzazione. Il registro volutamente basso dei dialoghi e delle azioni compiuti dai personaggi, rendono Cani Arrabbiati un prototipo dei film pulp, forse anche più centrati e aderenti allo spirito del genere, perchè si lega molto bene con la regia fatta di primi piani, zoom e inquadrature sgranate, costruendo immagini grezze molto lontane dall'esuberanza pop dei film precedenti del regista, che si mostra però capace in tal modo di cambiare stile mettendosi al servizio di una pellicola che è un unicum nella sua filmografia, riprendendo personaggi psicopatici, sopra le righe e dai comportamenti esasperati dalla limitatezza della location, una macchina piccola con 6 persone dove si respira a fatica e si soffoca dal caldo, i volti sudati ed i vestiti pregni di sudore accentuano la bassezza dell'insieme a cui fa da contraltare una forte idea di cinema che eleva il turpe portandolo ad arte, pur restando cinema ai margini del sistema e nonostante gli accostamenti fatti a.posteriori, lontano dalla concezione Tarantiniana di pulp come frullatore di genere che viene fuso insieme per poi essere "normalizzato" e così accettato dal sistema, Bava rigetta tutto questo e l'ironia quando è presente nei dialoghi è nera e divertente solo per Bisturi e Trentadue perchè personaggi folli e schizzati già normalmente, ma in generale il regista ci porta nell'inferno cupo della natura umana fatto di sangue, violenza e sudore, demolendo e ricostruendo i suoi personaggi per giungere ad un finale geniale (Bava negli anni 70' ha sempre regalato dei finali d'impatto e riusciti, pure nelle sue opere più mediocri) che ribalta le certezze dello spettatore sino a quel momento. A causa del fallimento della casa di produzione, la pellicola fu invisibile per oltre 15 anni finchè l'attrice protagonista Lea Kruger intervenendo in prima persona, riuscì a far uscire nei cinema quest'opera rimossa e maledetta, partendo dagli appunti e dalle indicazioni di Mario Bava, anche se circolano diversi montaggi con varie modifiche, la versione che ho visionato è quella della Arrow Video chiamata versione "Lucertola", direi che va più che bene rispetto alle altre tipo Kidnapped che contiene scene girate da Lamberto Bava. Cani Arrabbiati racchiude la genialità di un regista che non è mai diventato un maestro di cinema, per la miopia del sistema produttivo italiano che gli dava budget scadenti, attori di serie B, tempi ristretti ed infine anche produzioni sballate, ma nonostante tutte queste difficoltà Mario Bava creava ex-novo nuovi generi e questo sancisce il suo indiscusso talento e la necessità di riscoperta del suo cinema. 

 

locandina

Semaforo rosso (1974): locandina

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