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Semaforo rosso

Regia di Mario Bava, Lamberto Bava vedi scheda film

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La recensione su Semaforo rosso

di will kane
4 stelle

Divenuto cult anche per essere letteralmente sparito da archivi e listini per trent'anni, "Cani arrabbiati" è stato tolto dal limbo distributivo in cui era finito anche e soprattutto grazie all'iniziativa di Lea Kruger, la quale ha contattato colleghi e messo soldi di tasca propria per curarne il restyiling, e fornire ai cinefili l'occasione per visionare un titolo celeberrimo anche per essere stato visto da pochi. Il film è la cronaca di una fuga di malviventi, dopo una rapina, che prendono una donna come ostaggio, dopo averne uccisa un'altra, che si trovava con la rapita nel parcheggio sotterraneo, e sequestrano un'auto condotta da un uomo che ha un bambino molto malato a bordo. In parallelo, la madre del ragazzino che contatta continuamente un commissario, il quale non sa dare particolare conforto e solide risposte. Come il canone del genere prevede, molto dei caratteri in scena è sopra le righe, e, dato che la pellicola è ambientata per tre quarti nell'abitacolo dell'auto sequestrata, parolacce, scatti di violenza, sospetti, accuse e minacce sono a raffica, fino quasi ad un tutti contro tutti che porta la tensione ad un livello interessante. Però, nonostante Mario Bava sia stato uno stimabilissimo autore di genere, mai apprezzato in vita dall'Italia e puntualmente riconosciuto postumo, molto attivo ed abilissimo a lavorare con quel che aveva, "Cani arrabbiati" ha uno script monotono, che fruga nel voyeurismo dello spettatore mostrando lati triviali di un'umanità costretta e concentrata in uno spazio vitale esiguo, sotto pressione e pronta a tirar fuori il suo peggio. Per fortuna, lo sgambetto finale, beffardo e amaramente sarcastico, è ben giocato, e gioca a favore del film: tra gli attori, tra Don Backy e George Eastman, sempre spropositatamente sovreccitati, meglio il più misurato duro di Maurice Poli, mentre Riccardo Cucciolla dà fin troppa pacatezza al suo personaggio. Interessante, anche se poi non si è vista granchè, Lea Kruger.

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