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Semaforo rosso

Regia di Mario Bava, Lamberto Bava vedi scheda film

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La recensione su Semaforo rosso

di cazzeggiatore del millennio
8 stelle

Non c'è limite al sadismo, alle assurdità, all'ironia, alla violenza: da guardare

Quattro delinquenti, dopo una rapina, si ritrovano la polizia ai calcagni. Con due ostaggi ed una macchina sequestrata poi faranno di tutto per far perdere le proprie tracce.

Come poter mescolare thriller da camera, on the road ed analisi sociale in un film da quattro soldi, dove a far da padrone sono le distanze dei vari personaggi, caratteri tanto diversi da creare attriti dalle conseguenze inaspettate.

La cosa assurda sta nel fatto che, pur essendoci tante sequenze anche in esterni, la tensione maggiore si sente quando i protagonisti stanno chiusi in macchina, proprio quando in teoria succedono meno cose, invece è proprio nella claustrofobia delle quattro porte di ferro che tutto si sente di più. Tra i personaggi non ci sono solo dialoghi ma veri e propri confronti, sprazzi di follia, ogni secondo sembra tutti si debbano sgozzare.

Ecco a voi uno degli esempi massimi del maestro del cinema Mario Bava, un regista tanto bravo a tenere i tempi da rendere credibile una vicenda che si svolge quasi totalmente in una macchina riempiendola di idee, un regista capace di fruttare tutto della sequenza iniziale dove una rapina dura dieci minuti buoni ed è tesissima.

La cosa più bella è che non c’è nessun intento di film d’autore, al di là della rozzezza generale, il movimento mai fluido della macchina come a voler rendere a tutti i costi quel nodo alla gola tipico – più che dei thriller – degli horror rende, più che la bellezza, l’intento di arrivarti addosso come un treno, di farti divertire a tutti i costi come qualsiasi altro regista commerciale pur con una dose di qualità infinitamente maggiore.

Un film che si lascia andare a cadute di stile che ci stanno perfettamente, a partire dalle personalità stesse dei malviventi, passando poi alla sequenza centrale dove la ragazza prova a scappare sfoderando tutto il sadismo dei pazzoidi nel modo più inquietante e sudicio possibile, finendo poi alle sevizie psicologiche e fisiche che gli ostaggi subiscono a priori e che rende il tutto una specie di prova di forza tra lo spettatore ed il film stesso.

Una vicenda tesa, idee tanto assurde da cascare nell’ironico, sadismo e tutto quasi completamente in una macchina, un film unico.

 

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