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Once We Were Strangers

Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film

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La recensione su Once We Were Strangers

di maurizio73
5 stelle

Nella garbata condivisione delle peripezie newyorkesi di un emigrazione italo-indiana spaesata e perennemente in bolletta, un patchwork di quadretti ora divertiti ora bozzettistici animati dalle ricadute sentimentali di un tenero scontro culturale e dalla svogliata rincorsa di un sogno americano sempre un passo più in là.

Antonio ha un permesso di lavoro provvisorio e vive a New York facendo il cuoco. Il suo amico Apu è un immigrato indiano che sopravvive facendo da cavia per farmaci sperimentali. Entrambi sono alle prese con due storie d'amore complicate che decideranno del loro futuro e della loro permanenza o meno nella Grande Mela.

 

locandina

Once We Were Strangers (1997): locandina

 

Opera d'esordio di Crialese e co-produzione italo-americana (non distribuita nel nostro paese), è un piccolo film indipendente che mostra in fieri la sensibilità del regista di origini siciliane verso il mondo degli ultimi...arrivati; uomini che le vicissitudini della vita hanno portato a cercar fortuna in terra straniera ma che non rinunciano alla ricerca di luogo dove coltivare il sogno di una felicità ancora e sempre possibile. Nella garbata condivisione delle peripezie newyorkesi di un emigrazione italo-indiana spaesata e perennemente in bolletta, un patchwork di quadretti ora divertiti ora bozzettistici animati dalle ricadute sentimentali di un tenero scontro culturale e dalla svogliata rincorsa di un sogno americano sempre un passo più in là. Benchè ancora immaturo nello scollamento narrativo di situazioni che vorrebbero a loro modo essere emblematiche (si inizia con una zattera di fortuna che solca l'East River sulle note di un pezzo classico) o semplicemente surreali, ma che spesso scadono nel grottesco o in una leggerezza episodica senza via d'uscita, è un film genuino e sincero che cerca nella vicinanza umana ai suoi personaggi la sua piccola e scontata verità. L'amore e la felicità sono sogni ancora possibili nel Meltin Pot anarchico e schizoide della Grande Mela? La risposta parrebbe di sì a guardare la condiscendente tenerezza con cui Crialese guarda ai suoi personaggi, una umanità che si arrabatta come può cercando di conciliare lavori sempre più improbabili ed umilianti ed il sogno di un cambiamento che stenta ad arrivare. Tra tradizione e modernità, comodi appartamenti borghesi e scantinati maleodoranti, stazioni radiofoniche e bar gestiti con scontrosa indisponenza un Carpe Diem all'amatriciana che vorrebbe saper parlare francese e non sopporta l'aglio nella carbonara.
Nel tragicomico incrocio di destini di esistenze perennemente in bilico, hai visto mai che l'immigrazione ti dia una mano se ti espelle da un paese da cui il tuo amore se ne sta andando. Attori diretti con mano leggera e un po sognante ed una colonna sonora (O Pani Naschella by Titi Winterstein Quintett) come una serenata al chiaro di luna nell'East Side. Nel titolo originale il duplice significato della speranza di un desiderio di integrazione col senno di poi e la ritrovata vicinanza di due solitudini destinate ad incontrasi. Buona la prima, o quasi.

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