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Salvador Allende

Regia di Patricio Guzmán vedi scheda film

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La recensione su Salvador Allende

di speedy34
8 stelle

Giocava con la trottola e con le biglie. Ma già da bambino faceva dei discorsi bellissimi. Ricordi d’infanzia del presidente cileno Salvador Allende che il regista Patricio Guzman alterna a documenti d’archivio, album fotografici ed interviste nel tentativo (peraltro riuscito!) di far comprendere la “crudele” attualità di quest’uomo atipico, rivoluzionario e fanatico della democrazia fino al punto di suicidarsi. Medico, umanista, marxista sui generis e cofondatore del Partito Socialista, Salvador Allende – nel montaggio lineare e trama narrativa di Guzman dilatata e priva di smottamenti proprio per far parlare e vibrare la vita dell’uomo/Presidente e non un’artefatta ricostruzione cinematografica - diventa l’utopico ed urgente modello al quale ispirarsi per una anch’essa utopica rivoluzione pacifica a cui il mondo occidentale moderno dovrebbe anelare. Della sua vita il regista ci dice che fu una sorta di lunga campagna elettorale, trascorsa attraversando il Paese da un capo all’altro con il solo scopo di ascoltare le esigenze della gente, di discutere con essa e convincerla (in un impari confronto, le “gite” in autobus del Professor Prodi e le missive del Cavalier Berlusconi ci fanno amaramente sorridere!). Dopo vent’anni di campagna e quattro candidature, Allende venne finalmente eletto Presidente della Repubblica il 5 Settembre 1970: è l’inizio/la fine di un “meraviglioso” progetto politico per il rispetto puntuale della democrazia e delle sue istituzioni, per la sua etica umanista (la dignitosa e coerente volontà di farsi portavoce del popolo) che si pose all’attenzione del mondo generando rispetto, stima, desiderio di emulazione ma soprattutto fastidio e rabbia per la pur remota possibilità che questo Sogno politico potesse avverarsi ( e Nixon ne fu il più gretto e limitato rappresentante!). Il resto è Storia: l’11 Settembre del 1973 un golpe militare sollevò Allende che con il suo suicidio – né disperato né romantico - raccontò sino alla fine la necessità di come la politica non debba mai inchinarsi di fronte all’impossibile. E Patricio Guzman con questa sua necessaria testimonianza sta lì a rammentarci come il progetto di Allende non abbia perso forza e soprattutto oggi sia il modello di una lotta da riprendere con rinnovata energia e coscienza perché attuale è il monito di “dover fare tutti sacrifici per seminare il futuro”.

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