La recensione su Old Boy

di Sambella

8 stelle

Old Boy di Chan-Wook Park del 2003 (distribuito in Italia nel 2005)

Trama: Dae-su, sposato e con figlia piccola, è uomo dalle molte amanti e con il vizio dell'alcol. Una sera viene fermato dalla polizia per ubriachezza molesta. Non appena rilasciato, scompare nel nulla. Si risveglia in una squallida stanza, dove è tenuto prigioniero. Poco dopo, scopre che sua moglie è stata assassinata e lui è il principale sospettato. La sua prigionia dura quindici anni. Un tempo infinito, passato a covare un odio profondo verso il suo sconosciuto aguzzino e a prepararsi fisicamente alla vendetta.

Il film è un capolavoro (non come il remake fatto da Spike Lee nel 2013), non tanto per la trama, che avvicinandosi al finale si riempe di colpi di scena, ma per come viene sviluppata. Tutta la pellicola è caratterizzata da suspence e tensione, caratteristiche ampiamente superate dalla profondità, dalla torbidezza psicologica e dalla crudezza del racconto. Si, la violenza fa da padrona. Ma non è una violenza fine a se stessa tipica dell'action o del trash americano, non è neanche di tipo ludico (tipica di Tarantino) ma di quella nera che ti scuote nell'animo. In un mondo oscuro, dove anche l'amore è sbagliato, si svolge tutta la vicenda che grazie al montaggio ed alla fotografia trasmette una sensazione di claustrofobia cronica di un uomo che, uscito da una prigione, è entrato solo in una gabbia più grande. Guardate, soffrite e commentate questo capolavoro coreano. Ha vinto il gran premio della giuria al Festival di Cannes (forse il concorso più obiettivo). Il presidente della giuria quell'anno era Quentin Tarantino che ha commentato così "Era il film che avrei voluto e dovuto fare". Apritevi al cinema asiatico, specialmente quelll coreano che sta raggiungendo dei picchi difficilmente raggiungibili nel resto del mondo.

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