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Fahrenheit 9/11

Regia di Michael Moore vedi scheda film

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La recensione su Fahrenheit 9/11

di cheftony
8 stelle

"Naturalmente l'amministrazione Bush non ha mai distribuito un manuale sul modo più efficace di affrontare la minaccia terrorista, perché il punto in questione non era la minaccia terrorista. Volevano solo spaventare gli americani quanto bastava perché dessero il proprio consenso a un piano che era già pronto da tempo."

Fahrenheit 9/11
è un documentario del 2004 di Michael Moore e uno dei pochi(ssimi) film realizzati con spirito critico sugli eventi successivi all'11 settembre 2001, data dell'attentato alle Torri Gemelle in cui morirono quasi 3000 persone. C'è da dire, tuttavia, che Moore non indaga sulla natura di quell'attentato, su cui comunque i dubbi, almeno i miei, rimangono, ma si concentra sul comportamento dell'amministrazione Bush jr.
Pur non scavando a fondo sull'argomento dell'incipit, ossia il vergognoso ed accertato broglio elettorale in Florida che permise al repubblicano figlio di papà George W. Bush di diventare Presidente degli Stati Uniti al posto del democratico Al Gore, Moore mette subito a nudo i rapporti che per decenni sono intercorsi fra la famiglia Bush e la famiglia bin Laden, soci azionisti della Carlyle Group, gruppo che gestisce diversi miliardi di dollari e che ha investito pesantemente su difesa ed energia, risultando uno dei più importanti fornitori di armamenti del Pentagono.
Inoltre, il 13 settembre 2001, data piuttosto vicina ad un'altra significativa, con voli di linea vennero rimpatriati in Arabia Saudita un enorme numero di sauditi residenti in America, fra cui ben 24 parenti di Osama bin Laden, esponente di punta del movimento fondamentalista islamico al-Qaeda e ritenuto il responsabile dell'attentato di due giorni prima. Perché facilitarne il rimpatrio?
L'attacco militare statunitense all'Afghanistan viene seguito un paio di anni dopo da quello in Iraq, nazione in mano al dittatore Saddam Hussein, accusato di coprire e proteggere Osama bin Laden; Michael Moore ricorda come nel 2001 venne esclusa la responsabilità dell'Iraq da Colin Powell ed altri celebri esponenti del governo USA, ma, evidentemente, il petrolio ha fatto cambiar loro idea e quindi è partito quel processo politico che noi occidentali amiamo chiamare "esportazione della democrazia". Con le armi. Nascondendo alla popolazione, in mezzo a cumuli di morti, gli enormi profitti registrati dalle società degli armamenti e petrolifere...

Come disporre di un esercito numeroso e ligio? Fomentando la paura. I politici, la faccia da idiota di George W. Bush in primis, e i media hanno giocato per un sacco di tempo a dire enormi bugie per incutere timore nei cittadini (ricordate le famose armi di distruzione di massa di cui Saddam avrebbe dovuto disporre secondo loro?) e scatenare in loro un sentimento di autodifesa da una minaccia montata ad arte; oltre all'instillazione del patriottismo operato con successo su una manica di volontari alla leva razzisti, ottusi e violenti, questa "politica" ha portato all'arruolamento anche di un gran numero di giovani residenti nelle aree più povere del paese, impossibilitati economicamente a frequentare il college e disoccupati. Molti di loro moriranno insieme ai civili innocenti iracheni e afghani e i loro corpi e le loro bare saranno avvolti dal silenzio, necessario per proseguire una missione di cui i primi a dover essere convinti sono proprio i lobotomizzati cittadini americani.
Moore stesso, senza tanti sotterfugi, sostiene chiaro e tondo che la guerra serve ad arricchire i potenti e a far morire i poveracci. Niente di più giusto.
Lo stile di Moore è piuttosto grezzo, spiaccica sullo schermo qualche frase estrapolata dal proprio contesto per far arrivare forte il proprio messaggio, ma riesce efficacemente nel suo (nobile) intento: far luce su alcuni dettagli mai accennati dai media, informare, chiarire le innumerevoli concause di una guerra, come tutte le altre, pretestuosa.

E' doveroso ricordare che sempre nel 2004 è stato girato un film intitolato FarenHYPE 9/11, volto a sottolineare le menzogne e le inesattezze di Michael Moore e del suo documentario, girato sulla scia di un documento pubblicato da giornalisti, politici e magistrati.
I "contestatori" obiettano, tanto per fare qualche esempio, che:
· fu la CBS e non la FOX a dare l'annuncio della vittoria elettorale di Bush;
· il rimpatrio dei sauditi è avvenuto quando i voli erano già riaperti al pubblico;
· il vezzeggiare la tirannia saudita era una tradizione bipartisan e non un vizio della famiglia Bush;
· il gruppo Carlyle non fa parte del giro dei Bush, ma di loro oppositori politici (falso: ci sono dentro entrambi);
· Moore omette i buoni risultati dell'operazione in Afghanistan: distruzione delle cellule terroriste, liberazione delle donne, libere elezioni;
· gli unici feriti iracheni che Moore mostra sono civili, tuttavia sono stati feriti più militari che civili;
· Moore dice di essere nato nella poverissima Flint ma è cresciuto a Davison, zona molto più "sana";
· Moore è a favore del nemico in Iraq;
· i deputati del Congresso con un figlio in Iraq sono due e non uno solo come afferma il regista.

Obiezioni che appaiono degne di giornali a direzione belpietresche o sallustiane...Forse è meglio vedere Fahrenheit 9/11, film sicuramente militante, ma con tante scomode verità dalla propria parte.

"Le menzogne uccidono tutti, anche i vostri figli. Stanno uccidendo tutti questi giovani americani. Per cosa? Il petrolio! Bush è un terrorista." [un bambino iracheno]

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