Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
In questa tragedia moderna la noia, la staticità è la reale morte dell'animo. In contrasto con l'uso vertiginoso e pirotecnico che Sorrentino fa della macchina da presa, niente sembra poter scombussolare il piattume della vita di Titta Di Girolamo, neanche se il regista stesso gli mettesse sotto il naso uno sbadato sconosciuto che si schianta su un palo, il tutto sottolineato da adeguato accompagnamento musicale.
Eppure al meccanico intercedere dei giorni (come la conta a mano dei Franchi svizzeri) prima o poi bisogna sottrarsi, così che la passione più travolgente, l'amore, porti ad uno sconvolgimento di tutte le certezze e l'incolumità personale diventi irrilevante di fronte alla riscoperta della sensibilità. Sorrentino si diverte col genere noir, ma senza subordinare la sua vena autoriale: il risultato è un tragico ritratto della natura umana, della sua totale dipendenza da relazioni e sentimenti (nessuna droga può sopperire alla mancanza).
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