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La mala educación

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

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La recensione su La mala educación

di giancarlo visitilli
8 stelle

“Per mia colpa (tua colpa), mia colpa (tua colpa), mia grandissima…”. Religioso, irriverente, psicologico, dannato, libero. Educato è il pensiero di Almodovar, che ancora una volta sconvolge i nostri sensi e i nostri sguardi (ma più di tutte le nostre coscienze) con il suo bellissimo film La mala educacion: il cinema che si fa luogo d’iniziazione al sesso.
E’ difficile poter catalogare La mala educacion in un solo genere, c’è di tutto: dal thriller al poliziesco, fino alla drammaturgia tipicamente almodovariana.
L’indicazione temporale è “Madrid 1980”, ma in realtà ci si muove in un cammino a ritroso, che ci riporta sino agli inizi degli anni ‘60, in un collegio religioso, dove due ragazzi, Ignacio e Enrique, scoprono l’amore, il cinema e la paura. Testimone e parte attiva delle loro scoperte è Padre Manolo, direttore del collegio e professore di Letteratura. I tre personaggi, come le classiche tre “grazie”, più volte rappresentate in scultura o pittura, si rincontreranno nel corso della loro vita: alla fine degli anni ‘70 e nell’80. Questi incontri segneranno la vita e la morte di alcuni di loro.
E’ sicuramente il film autobiografico, con cui Almodovar chiude i conti con la propria infanzia, ma è altrettanto un film che racconta la Spagna, “della fine del franchismo e di quel bagno improvviso di libertà in cui molti si bruciarono le ali”. Una storia di passioni rovinose ed estreme, che incatenano, costruita da tanti anelli: preti che seducono e altrettanti ragazzi seducenti. Amori e vendette in cui è veramente difficile capire il nesso fra chi ama e chi è nell’atteggiamento di liberarsi dal giogo di certi amori. Più di tutte è la passione (parola da cui viene invaso lo schermo nell’ultima scena del film) a farla da protagonista. La passione per un film profondamente gay, che solo Almodovar sarebbe stato capace di raccontare. “Tosto”, ricco di travestimenti e ricatti, di storie che contengono altre storie, di racconti che diventano film, di citazioni che vanno dalla pittura alla musica, passando per il teatro, com’é sempre nello stile cinefilo di Almodovar.
Non poteva scegliere attore migliore per rappresentare la dark lady-man: il bellissimo messicano Gael Garcia Bernal, che interpreta sia il misterioso attore-scrittore, sia il travestito, con una bravura impressionante. Dai volti, dalla pelle che trasuda, dal non visto, da ciò che s’intravede, vien fuori quella sensualità di cui è capace solo Almodovar. Che dire delle straordinarie inquadrature con i personaggi: ora sotto lo sguardo di creature alate, in altre addossate dalla bellezza straziante di corpi sinuosi, fatte apposta per togliere il respiro. E se in Tutto su mia madre e Parla con lei c’era un maggior respiro, maggiore vitalità, ne La mala educacion manca assolutamente soprattutto la fase dell’espirazione, tutto rimane dentro.
Perciò, tutto sommato, é un film irrisolto, che cresce, lasciando però sospesa ogni tipo di tensione. Interessante, comunque, anche per quest’aspetto, perché non si preoccupa di offrire soluzione alcuna (anzi…) alle inevitabili polemiche che sorgeranno in ambito cattolico. A tal proposito il film di Almodovar è fin troppo rispettoso, non osa anche lì dove avrebbe potuto farlo. E se all’inizio ci sembrava la versione “maschile” dell’altrettanto bellissimo film di Peter Mullan, Magdalene sister, in realtà Almodovar ci riporta su altre direzioni, là dove “per fare i ricatti non si può essere indifesi”. Così come lo sono tutti coloro che ancora oggi sono ritenuti “diversi” anche da chi si ostina ad impartire tanta di quella mala educacion, con la paura che diventi ‘educazione di stato’.
Giancarlo Visitilli

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