Espandi menu
cerca
La mala educación

Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film

Recensioni

L'autore

steno79

steno79

Iscritto dal 7 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 239
  • Post 22
  • Recensioni 1663
  • Playlist 106
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La mala educación

di steno79
8 stelle

Dopo aver realizzato quei due capolavori di modernità cinematografica e di straripante emozione melodrammatica che erano Tutto su mia madre e Parla con lei, il discusso regista spagnolo è tornato a dividere pubblico e critica con questa mala educacion che è stata da alcuni liquidata (piuttosto frettolosamente) come un attacco alla religione cattolica, mentre è stata da altri definita come « il film più gay che Almodovar abbia mai realizzato » ( !). In realtà, il tema dell’oppressione ecclesiastica e della coercizione violenta esercitata da alcuni membri del clero in un collegio della Spagna franchista degli anni ’60 è soltanto uno dei motivi che stanno alla base della vicenda, e forse nemmeno il più importante (da questo punto di vista era molto più radicale la denuncia di Magdalene di Peter Mullan). A ben guardare, infatti, il film si rivela un’ennesima esplorazione e dissezione almodovariana di temi quali l’amour fou e la passione cieca e divorante che spinge i personaggi verso la sofferenza e l’autodistruzione. La novità principale, se così si può dire, è la costruzione estremamente elaborata e quasi labirintica del racconto, che, soprattutto nella prima parte, procede con una serie di flashback in cui non sempre è chiaro se quello che stiamo guardando è realmente accaduto o è soltanto frutto della fantasia del protagonista. Inoltre, il barocchismo dello stile si associa a uno spiccato gusto per atmosfere in cui si avverte una sorta di contaminazione fra il noir e il melodramma, con espliciti riferimenti e omaggi ai classici degli anni Quaranta come La fiamma del peccato di Billy Wilder, citato con una locandina in un’inquadratura.
Tirando le somme, il film avvince senza perdere in complessità, lascia spesso ammirati per la maestria delle soluzioni registiche e rivela un retrogusto amaro e pessimista che dimostra un crescente disincanto da parte del regista sulla possibilità di stabilire rapporti umani che siano estranei alle logiche dell’interesse e dello sfruttamento. I contributi tecnici restano di prim’ordine, la fotografia seduce l’occhio per l’uso di tonalità calde e sature, mentre la direzione degli attori è come al solito superba. 8.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati