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Il fantasma della libertà

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il fantasma della libertà

di ed wood
8 stelle

Col suo "Fascino Discreto" Bunuel aveva realizzato uno dei capolavori assoluti dell'arte cinematografica, nonchè vetta ulteriore di un percorso artistico fra i più originali ed entusiasmanti del Novecento. Aveva magnificamente dato una forma definitiva all'estetica surrealista, decretando la superiorità dell'approccio onirico su quello psicologico e adeguandovi, di conseguenza, tempi e modi della messa in scena. Il risultato era una struttura ricorsiva, ciclica, un loop in cui si incartavano gesti e parole di una Borghesia rappresentata in tutte le sue imbarazzanti contraddizioni. Il non-senso delle azioni di una classe parassitaria si traduceva quindi in una non-narrazione, in una forma filmica necessariamente involuta, dove i sogni, i ricordi, i racconti dei personaggi si concatenano alla "realtà", fino a confondersi con essa, facendo precipitare i vari livelli di senso in un buco nero. 

 
Nel "Fantasma Della Libertà" questo procedimento viene esasperato, al punto di rifiutare anche l'appiglio di uno schema di protagonisti ben definiti (pur senza essere, tecnicamente, un film ad episodi). E' un caso raro di film "a staffetta", dove ogni storia si collega alla successiva tramite pretestuosi "ponti" narrativi. I personaggi non sono nè figure letterarie, nè meri strumenti retorici: costituiscono invece tutte le possibili incarnazioni del vivere borghese, se non addirittura un'unica ideale (in)coscienza borghese. E' un carosello che funge anche da riassunto di tutti i temi bunueliani: perversioni erotiche di ogni sorta; icone ed istituzioni messe alla berlina; coppie borghesi incapaci di vedere l'elefante nella stanza; il desiderio impellente di trasgredire ogni codice morale contrapposto a quello di censurare e reprimere; lo svuotamento irriverente dei ruoli di classe. Il tutto condito con la consueta simbologia, soprattutto zoologica, che accompagna Bunuel sin dai tempi del "Cane Andaluso". 
 
Ovviamente è inutile cercare una spiegazione ad ogni sequenza, men che meno una "morale". Sia per la ricchezza degli spunti, sia per non tradire la vena irrazionalista del film. Si possono isolare però alcuni singoli momenti, particolarmente riusciti: il magistrale incipit napoleonico (con le esecuzioni dei dissidenti filmate con un utilizzo sapiente di piano-sequenza e fuori-campo); la notte di passione torbida fra una matura vergine e il suo giovane nipote; i poliziotti rappresentati come alunni indisciplinati, in una lezione continuamente interrotta (un po' come il pranzo del "Fascino Discreto"); soprattutto, la spassosa ricerca della bambina "scomparsa". Bunuel dialoga con l'attualità del suo tempo, sia quella cinematografica (il Ferreri della "Grande Abbuffata", ripreso nell'episodio della cucina-cesso), sia quella sociale (il terrorismo, evocato nell'episodio inquietante del cecchino).
 
Altre cose invece non funzionano. Certe simbologie rimangono un po' fini a se stesse. Manca inoltre quell'armonioso e geometrico gioco di rimandi che aveva reso geniale ed irresistibile il "Fascino Discreto": i temi dell'ottusità genitoriale e dell'erotismo necrofilo (e incestuoso) compaiono, nel "Fantasma Della Libertà", all'inizio del film e trovano una rima nel finale, ma nel complesso dell'opera c'è troppa discontinuità. Il film è meno brillante quindi dell'illustre predecessore e sconta una certa prolissità e macchinosità. Va però ricordato che questi difetti sono in parte voluti e funzionali alla rappresentazione di quel non-senso di cui si diceva sopra, unico approdo possibile al teatrino delle convenzioni borghesi. La dissoluzione del racconto filmico, il ribaltamento delle gerarchie narrative, la negazione della psicologia come veicolo di senso, e il conseguente raggiungimento di una forma astratta e malleabile (il fantasma del cinema) fatta di azioni ed immagini in libertà, resta il lascito (non sempre riuscito, ma ancora oggi modernissimo) del penultimo film di questo Maestro. 
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