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Una storia americana

Regia di Andrew Jarecki vedi scheda film

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La recensione su Una storia americana

di marlucche
4 stelle

Vecchi filmini con cappellini buffi e torte di compleanno sembrano voler raccontarci la dimensione di una quieta provincia americana, dove una famiglia qualunque resta intrappolata negli ingranaggi distorti e allucinanti della macchina della giustizia americana.
Il film viene spacciato come un documentario ma per me siamo più dalle parti di un “reality” movie o peggio di un’autocelebrazione degna di un programma della famigerata Maria De Filippi.
La differenza è che questa famiglia Friedman i filmini li gira da tempo immemorabile e quando lo schifo viene a galla se li ricicla tutti per definire la storia di cui è protagonista.
In poche parole le inclinazioni represse di un padre omosex e pedofilo trascinano il minore dei tre figli in un processo e in una condanna che distruggerà le loro vite.
All’inizio sembra di rovarsi in un clima da “In nome del padre” dove l’innocente puro viene stritolato dal sistema poi a poco a poco ci portano a scoprire che qualcosa di losco nel Sig. Friedman c’è. Eccome se c’è.
Insomma non si riesce ad essere dalla parte dei protagonisti ma nemmeno da quella della giustizia.
I fatti restano torbidi e i filmini di repertorio non aiutano a chiarire la verità.
Si potrà obiettare che il cinema non è verità e che quindi non è in un film che la possiamo trovare.… E va bene… ma allora cosa vuole questa famiglia americana dal suo pubblico?
Dirci che le colpe dei padri ricadono sui figli? Che in questa vita si può essere un po’ zozzoni ma comunque bisogna comprendere e capire? Che gli americani sono imbecilli? Sapevamo già tutto questo… Da tutta l’operazione però emerge un compiacimento prolungato e un po’ grottesco, un esibizionismo comprensibile solo in quell’ottica torbida e sibillina che emanano i personaggi che poi sono i veri Friedman.
Ancora una volta ci si trova a veder un film che ha delle pretese, anche se non si sa bene quali. Il sundance festival ormai non è più una garanzia. Ormai l’hanno capito tutti che la pellicola un po’ sgranata e la negazione dello stile patinato hollywoddiano alla fine paga. Sicuramente piacerà a tutti quelli (e purtroppo sono molti..) a cui basta vedere che il film ha vinto qualche premio alternativo qua e là per gridare al miracolo.

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