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L'eredità

Regia di Per Fly vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'eredità

di Baliverna
8 stelle

*** MOLTE ANTICIPAZIONI ! *** La pellicola gode di una scrittura intelligente e di una regia attenta alle piccole cose. Il regista riesce in particolare nella non facile impresa di inscenare la situazione tormentata di un uomo dibattuto tra due obblighi, tra due urgenze, cioè l'azienda e il rapporto con la moglie. Per vari motivi sono due realtà in contrastro tra loro. Egli sceglie quasi sempre in favore dell'azienda, ma non sono scelte operate con la coscienza certa; anzi, per lui è un continuo tormento interiore vedere come l'azienda se la cavi, mentre tra lui e sua moglie le cose si mettano sempre peggio. Lo spettatore è portato a partecipare da vicino ai suoi dilemmi, e direi anche a prendere posizione. La questione se abbia fatto bene o male ad agire così rimane apera fino alla fine, quando si capisce (o io capisco) che in realtà ha fatto una lunga serie di errori.
Continuando con la mia interpretazione, ad indurlo a sbagliare è stata innanzitutto la madre dirigista e invadente, che lo ha manipolato con un sottile ricatto morale. Poi è stata una preoccupazione probabilmente mal riposta per il destino dell'azienda e degli operai. Non che la sorte degli operai non conti, anzi. Ma era così sicuro che se fosse subentrato il cognato questi non sarebbe stato in grado di portare avanti l'acciaieria? Non era sicuro, e va anche tenuto conto che l'avrebbe fatto assai volentieri, che anzi non aspettava altro. Valeva la pena mettere all'angolo il cognato smanioso e sacrificarsi lui controvoglia, con l'aggiunta della contrarietà di sua moglie? Ma la madre gli ripete "L'azienda deve restare alla famiglia...", e lui quindi cede. Il suo percorso successivo è costellato da altri errori e pesanti compromessi con la moglie. Sembra cavarsela sempre in qualche modo, finché la corda sempre più tesa non si spezza. Non poteva fermarsi un po' prima, quando era ancora in tempo per salvare il suo matrimonio? Era quello l'unico modo per salvare l'azienda? Ne valeva la pena? Queste ed altre domande si pone lo spettatore, e probabilmente le risposte sono diverse per ognuno. Io ho dato le mie.
Le numerose occasioni sprecate che il protagonista ha avuto per chiamarsi fuori mi fa vedere tutto il film come un perentorio auto-rimprovero per un atto mancato, che ha avuto conseguenze amare. Forse regista e/o sceneggiatori pensavano ad un altro contesto e un altro ambito, ma il messaggio mi sembra essere quello.
Oltre a ciò, il film riflette anche sugli spietati meccanismi economici che decidono le sorti di aziende e operai, i quali a volte travalicano e schiacciano le migliori intenzioni dei proprietari di un'industria.
E' un film ben diretto e coinvolgente, che fa molto pensare, con dialoghi, scenate e litigate che sembrano presi dalla vita vera. Il tutto ricorda vagamente Bergman.
Un film da vedere per gli amanti del cinema psicologico e morale, quello da seguire con attenzione e da pensarci sopra.

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