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Terra di confine - Open Range

Regia di Kevin Costner vedi scheda film

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La recensione su Terra di confine - Open Range

di rocky85
8 stelle

In una sconfinata prateria, su una collina che sovrasta il passaggio lento di una mandria, due uomini a cavallo scrutano il cielo, notando un temporale in lontananza. “Sarà diretto da questa parte?” chiede il più vecchio. L’altro si aggiusta il cappello e risponde con un laconico “Forse”. “Meglio accamparsi”, chiude il discorso il vecchio. E’ il grandioso e solenne incipit di Terra di confine. Uomini che parlano poco ma comunicano coi gesti, osservano gli spazi e sputano a terra, uomini che conoscono solo il rispetto e la fiducia e che non si fanno piegare dai soprusi altrui. E’ il classicismo più rigoroso quello di Kevin Costner che, alla sua terza opera da regista dopo il fallimentare L’uomo del giorno dopo, fa la scelta più rischiosa e controcorrente possibile. Già, perché per lui, testardamente coerente con i suoi temi, il genere riferimento resta il western. Un western che non si fa contagiare dalle mode, ma resta ancorato a quello che i grandi del genere (John Ford, Howard Hawks, Anthony Mann, Budd Boetticher) gli (e ci) hanno insegnato: il rispetto per la terra, il valore imprescindibile dell’amicizia, il desiderio di stabilità, l’individualismo che scopre l’importanza della collettività, la differenza tra la purezza della prateria ed il putridume, anche morale, della città. La storia è quella di un esiguo gruppo di mandriani che entra in lotta con un crudele proprietario terriero che non vuole allevatori nomadi nelle sue terre. Boss Spearman (Robert Duvall), il capo cowboy, e il suo fedele amico Charley White (Kevin Costner), che non sopportano che “un uomo dica ad un altro uomo dove deve andare”, saranno costretti a ricorrere alle armi per sanare il conflitto. Costner è talmente coraggioso da realizzare un western che procede per quasi due ore a ritmo lento e soave, con una tensione costante che esplode solo negli ultimi minuti, concedendo l’unica (ma magnifica) sparatoria di tutto il film. Perché nel West ci si sparava, quando bisognava e quando le parole non bastavano più. Costner riserva la parte del leone ad un monumentale Robert Duvall, di malinconica e magnifica maturità recitativa nel tratteggiare il vecchio Boss, cowboy tramandatario di un antico e desueto codice d’onore. E sceglie per sé stesso un ruolo complesso, quello di uomo tormentato e silenzioso, che nasconde dietro la scorza da duro un passato violento (“Non ho problemi a uccidere Boss, mai avuti”) e un presente desideroso di pace e stabilità, legato ad una amicizia quasi filiale al suo capo. Bravissima anche Annette Bening, nel ruolo della dolce e disincantata Sue, dottoressa di città che attende da anni l’arrivo di un uomo che la ami dolcemente, cosa che farà Charley col suo timido corteggiamento. Con scenari pazzeschi ed una fotografia che predilige i toni luminosi, Terra di confine è un film bellissimo, totalmente fuori dal tempo e dalle mode, di sicuro uno dei migliori western degli ultimi trent'anni. 

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