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Viburno rosso

Regia di Vasiliy Shukshin vedi scheda film

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La recensione su Viburno rosso

di Baliverna
9 stelle

Bellissima questa storia di ricerca di riscatto e di senso di un uomo ai margini della società.
Suksin riesce bene su almeno due fronti. Uno è la rappresentazione delle difficoltà di un ex-carcerato a reinserirsi (o inserirsi) nella società per condurre una vita onesta e normale. La gente con i pregiudizi, la maldicenza e i pettegolezzi può rendere la via irta di ostacoli, se non impossibile. Poi ci sono anche i vortici del passato che minacciano ad ogni minuto di risucchiarlo. Qua mi riferisco sia alla tentazione di riprendere la strada del crimine, come pure agli ex-complici di un tempo, i quali non gradiscono che uno li pianti per una vita migliore.
L'altro versante in cui Suksin dà ottima prova della sua sensibilità è come racconta lo spaesamento, la ricerca di senso della vita, e i conflitti interiori del suo protagonista. Più volte l'uomo, parlando con gli altri personaggi, intercala interessanti osservazioni e interrogativi sulla felicità, sul senso, sulla vocazione personale e sul proprio posto nel mondo. Queste domande che si porta dentro non trovano risposta, e la coscienza di essere uno "spaesato" lo tormenta silenziosamente.
Il protagonista è definito molto bene: il regista costruisce un personaggio complesso, apparentemente contradditorio, e soprattutto molto umano. Esteriormente fa il duro o il bullo, ma dentro è un uomo capace di amare e che chiede amore. E' anche animato da alcuni slanci verso Dio, impulsi che provengono probabilmente dalla lontana indanzia. E' bello anche il ritratto del suo amore platonico con Ljuba, un rapporto che esce da schemi e clichè. Il dramma di quest'uomo esula anche dalla visione della vita orizzontale e materiale imposta dal socialismo, e cerca un terreno umano e di verità che fatica a trovare.
In generale è tutto il film ad essere originale sia come stile che come argomenti trattati. Suksin fa largo uso dello zoom e dà alla sua pellicola uno stile movimentato e quasi leggero. E' però una falsa leggerezza, perché il dramma che racconta è concreto e i temi che tocca sono molto seri.
Non è azzardata l'idea che Suksin, autore di regia e scneggiatura, oltre che interprete, abbia rappresentato nel dramma di questo ex-detenuto quello suo di artista e di uomo, che non riusciva a trovare un posto nella società sovietica di allora. Anzi, lo striscione che si vede all'inizio, che dice "Nel socialismo ogni persona può svolgere un lavoro utile", è ironicamente commentato dalla sorte del protagonista.
E' una pellicola sicuramente da far conoscere, un film bellissimo, umano e sensibile, a tratti commovente, quasi capolavoro. Ben fatto il DVD della General Video.

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