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Viburno rosso

Regia di Vasiliy Shukshin vedi scheda film

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La recensione su Viburno rosso

di alan smithee
7 stelle

VENEZIA 76 - CLASSICI RESTAURATI Il galeotto Yegor Prokudin esce di prigione e, senza casa né famiglia, non trova soluzione migliore che andare a trovare una giovane donna del suo paese, abbandonata dal marito violento, con la quale l'uomo aveva tenuto una fitta corrispondenza durante i cinque anni di detenzione. Giunto in loco, comincerà a comprendere dai genitori della ragazza e dai compaesani, di come la diffidenza altrui non faccia che creare ulteriori difficoltà di reinserimento nel mondo lavorativo, produttivo, e - perche no? - pure sentimentale, dell'uomo.

Un tipo bizzarro, questo nostro ex galeotto, non c'è che dire: loquace ed espansivo sino a suscitare irritazione, infatuato di oggetti o cose tipo un generr di pianta come la betulla, a cui si affeziona alla prima vista e presso cui si ferma in atteggiamenti contemplativi mentre ne accarezza il delicato tronco biancastro, l'uomo ha il vizio di parlare troppo e mettersi nei guai. Quando finalmente verrà accettato dalla procacecragazza, dai genitori di lei e dai vicini, sarà la volta di affrontare l'ex marito violento della sua amata, e poi i membri della sua ex banda di delinquenti, che lo rivogliono a servizio completo.

Caposaldo della cinematografia russa anni '70 e pellicola più conosciuta dell' attore e regista Vasilij Suksin, Viburno rosso - il cui titolo fa riferimento al fiore bianco di un arbusto locale che il protagonista porge alla sua amata, e che si tinge in seguito di rosso a causa del drammatico, straziante finale - è un film dai ritmi sostenuti, anche se non facilmente decifrabili dalla nostra abitudine e cultura rispetto a auel paese lontano. L'andamento è quello della commedia veloce, con parti dinamiche e sin comiche, che tuttavia ci lasciano talvolta un po' spiazzati per la oggettiva possibilità di contestualizzarla nelle scene interessate.

La realizzazione pare condizionata da riprese sghembe e traballanti che paiono un po' da autodidatta o delle quali non se ne comprende a fondo la necessità, così come di quei pesanti primi piani, a volte concentrati su particolari a prima vista ininfluenti o insignificanti. Il restauro riporta tuttavia in vigore colori e nitidezza con pregevoli risultati.

Resta la sincerità di sguardo candido, puntata su un protagonista che ostenta una spavalderia che in realtà matura con la voglia concreta e sincera di reiserirsi in uno stile di vita ordinario ed onesto che ormai non gli appartiene più. Splendido il ritratto agreste di una Russia contadina schietta ed ironica che si sa prendere in giro, senza tuttavia abbassare mai la guardia.

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