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Audition

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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La recensione su Audition

di vox18
9 stelle

Audition è un film del 1999 diretto dal regista giapponese Takashi Miike. La pellicola ha come protagonista Shigeharu, un uomo di mezza età rimasto vedovo dopo la morte improvvisa della moglie, che si ritrova a dover crescere da solo il suo unico figlio. Trascorsi diversi anni dalla morte della moglie, decide che è ora di incominciare una nuova vita. Incomincia così la disperata ricerca di una donna che possa diventare la sua nuova moglie. Per facilitare le cose, un suo amico che lavora come produttore cinematografico, organizza delle finte audizioni per poter incontrare delle ragazze tra cui poter scegliere la sua futura compagna.

Le cose non sembrano mettersi bene:nonostante abbia già provinato molte donne, non riesce a trovarne una di suo gradimento. Nessuna di loro sembra degna di poter sostituire la sua defunta moglie. Fino a quando incontra Asami, una giovane ragazza di bell'aspetto ed estremamente dolce che lo colpisce da subito. La sua lunga ricerca sembra finalmente terminata. I due iniziano a frequentarsi e l'uomo trova molto piacevole la compagnia di Asami, tanto da voler subito proporle di sposarsi con lui. La porta così in un hotel vicino al mare dove i due consumano il loro primo rapporto sessuale. Ma qualcosa sembra aver colpito l'attenzione di Shigeharu: l'uomo nota infatti delle cicatrici sulle gambe di Asami che afferma di essersele autoinflitte quando era bambina. Questo fatto fa sorgere in lui molti dubbi circa il passato della ragazza, che appare avvolto da un'aura di mistero impenetrabile. Le cose si fanno ancora più misteriose quando il mattino seguente la ragazza scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia di sè. Comincia così un'estenuante ricerca da parte di Shigeharu, che lo porterà a scoprire terrificanti verità sul passato di Asami e sugli angoli più reconditi della psiche umana.

Film di non facile catalogazione, è diventato un autentico cult tra gli appassionati del cinema horror orientale. Ma a ben guadare, la definizione di horror va piuttosto stretta a quest'opera di Miike. In essa troviamo anche elementi ricollegabili al melodramma e al grottesco con sprazzi di umorismo nero tipici del regista. Un film eccessivo dal punto di vista della violenza visiva e psicologica, che mette a dura prova la resistenza degli spettatori.

Alla sua presentazione nei vari festival, ci furono molte persone che si sentirono male per le scene di violenza. L'eccesso è un tratto che caratterizza da sempre le pellicole di Miike.
Ma in "Audition" c'è spazio anche per delle riflessioni più profonde di quello che si potrebbe pensare:la solitudine è infatti un elemento centrale dell'opera. Quella solitudine che avvolge non solo il protagonista, ma l'intera società giapponese; incredibilmente avanzata sotto molto aspetti, dietro i quali però si cela un malessere generale dovuto ad un'eccessiva rigidità imposta. E' inquietante pensare che il Giappone sia il paese con il più alto tasso di suicidi. Tutto questo rende ancora più profondo il film di Miike, che scava nel malessere sociale di una nazione all'apparenza perfetta ma che ad uno sguardo più attento si rivela essere tutt'altro.

Altro tema fondamentale è il ruolo della donna nella società giapponese. Il film è stato accusato di misoginia da una parte della critica:in "Audition" assistiamo infatti ad un'oggetificazione del sesso femminile. Il protagonista cerca una donna secondo il suo gusto personale, facendo una lista delle caratteristiche che la sua donna ideale dovrebbe avere. La scena dell'audizione, dove vediamo sfilare una dopo l'altra le possibili candidate ne è l'esempio più lampante. Asami viene scelta non perchè il protagonista sia veramente innamorato di lei, ma solo perchè la ragazza soddisfa appieno i requisiti che lui ha imposto. C'è quindi un'enorme disparità dei generi, dove la donna viene vista come l'oggetto del piacere maschile. Qui Miike sembra voler puntare il dito sulla società patriarcale giapponese, dove il gentil sesso passa in secondo piano rispetto agli uomini, che sembrano essere i soli a poter avere il potere di prendere l'iniziativa e dove la donna non può far altro che sottostare. Quello che scopriremo sul passato di Asami non farà altro che confermare quest'ipotesi e sarà anche il motivo scatenante della sua vendetta sugli uomini.

Il film ebbe quindi un notevole successo tra gli appassionati del cinema estremo. Un caso celebre è quello del regista americano Eli Roth che con il suo "Hostel" ha voluto rifarsi al film di Miike. Ma se il regista giapponese può vantare dalla sua una mano registica invidiabile, il regista americano tende ad estetizzare la violenza, rendendo il film estremamente mediocre e privo di spessore. Nel film di Roth, la violenza non serve infatti ad esternare un disagio interiore e non si fa metafora di un malessere generale come invece riesce al film di Miike.

Punto di riferimento per il cinema orientale estremo degli anni '90, ammirato dalle nuove generazioni di registi, tra cui spicca il nome di Quentin Tarantino amante del cinema degli eccessi, "Audition" mescola l'horror al dramma e al thriller psicologico, in un film che trascende i generi stessi per fare genere a sè, diventando una pietra miliare del cinema giapponese.    

Videorecensione:  https://youtu.be/rG0AdN_fSk8

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