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Se sei vivo spara (Oro Hondo)

Regia di Giulio Questi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Se sei vivo spara (Oro Hondo)

di axe
7 stelle

Alcuni banditi di origini statunitense e messicana rubano un carico d'oro uccidendo i militari di scorta; i nordamericani, comandati da Oaks, scelgono di non dividere il bottino con i messicani e li massacrano, non prima che i loro cavalli siano messi in fuga o feriti gravemente da uno dei traditi. Solo uno tra i messicani si salva. Gli statunitensi attraversano il deserto raggiungendo un villaggio malconcio, abitato da pochi individui resi un po' folli dall'isolamento, i quali, compreso che i nuovi arrivati - in cerca di cavalcature e rifornimenti - hanno con sè oro, li linciano, giustificando l'azione con il loro bigottismo esasperato. Solo Oaks si salva; nel frattempo, il messicano, rimesso in forze da due pellerossa e da loro chiamato Hermano, giunge in paese. Si scatena una dura lotta per il possesso dell'oro. Un western cupo, duro, macabro, diretto da Giulio Questi, l'arte del quale è influenzata dalle sue esperienze della guerra partigiana, cui partecipò. Da quanto vissuto in quegli anni nasce la scelta di trasmettere crudeltà e violenza, materiali e morali. L'intera vicenda è intrisa di dolore e morte, ma anche di intrighi, meschinità, velleità di redenzione destinate a non aver successo. Hermano è il personaggio meno peggiore; pur essendo un fuorilegge, crede nella fedeltà e nell'amicizia. Desiderando la vendetta più dell'oro, raggiunge i traditori in uno sperduto villaggio ammantato di un'atmosfera malsana, nel quale vivono persone ormai degenerate, pronte a commettere atti violenti e nocivi che giustificano con una pretestuosa salvaguardia della moralità. Li manovrano alcuni maggiorenti crudeli, avidi, in lotta tra loro. Emerge a tratti, tra i residenti, il desiderio di partire, fuggire, poter dimenticare quel luogo senza speranza; ma senza oro non si va lontano, e quel bottino è ormai "maledetto". Uno dietro l'altro, malvagi - e diversi innocenti - fanno una brutta fine, per avidità, tradimento, semplice gusto della violenza. Atmosfere allucinate, caratterizzazione degli abitanti della cittadina - sembrano quasi zombies - il miracoloso salvataggio di Hermano, che gli indiani credono tornato indietro dall'aldilà, continui riferirimenti alla morte (sepolture, tombe) e l'abbondanza di sangue portano questo western al confine con l'horror. Tra le molte sequenze cruente, è particolarmente raccapricciante quella che mostra lo scalpamento di uno degli indiani che avevano salvato Hermano. Ma anche altre ... non scherzano. Tra esse, il linciaggio dei banditi e l'esibizione dei loro corpi sui capestri; la mattanza dei cavalli, la fucilazione dei messicani, la "doratura" di Hagerman, l'estrazione di proiettili d'oro - sparati dalla pistola di Hermano - dai corpi degli uccisi e dei feriti. Un minimo di brio è dato dalla vivace, ma ripetitiva, colonna sonora. Tra gli attori, è degno di nota Tomas Milian - lontano dai suoi cliches abituali - nel ruolo di Hermano. Oaks, personaggio opportunista e sopra le righe, è interpretato da Piero Lulli. Un western appassionante, cui però è necessario approcciare con cautela. La molta violenza mostrata, pur non essendo "gratuita", potrebbe infastidire più di uno spettatore.

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