Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
C’è Agata, una libraia che fulmina le lampadine e si innamora di Nico, un cliente sposato, molto più giovane di lei e con un sosia. C’è Gustavo, un architetto con moglie psicologa di un programma Tv e un figlio martoriato dai compagni di scuola, che scopre, all’improvviso, di non essere più fratello di Agata e figlio dei genitori che lo hanno allevato. C’è Romeo che gira in auto con il suo campionario di vestiti, ha una moglie paralizzata, la adora, la tradisce ad ogni occasione e sogna di aprire un vivaio di trote. C’è un vecchio burbero reso sordo da due tappi di cerume. C’è una anziana geometra che parla come un documento del catasto. Ci sono molti altri personaggi pittoreschi e stravaganti che si aggirano tra Genova e la Bassa Padana. Ci sono molti libri e trame che fluttuano tra uno squillo e l’altro di telefonino, tra tempeste elettromagnetiche e un paio di flashback-visioni in bianco e nero, tra sfondi post-naïf e discontinuità surrealiste. Un film corale, interpretato discretamente dagli attori, sulle scosse elettriche, sui gangli del feuilleton, su una Madame Bovary da carruggio e da balera, sul perdere la normalità e perdersi (del regista) tra le anse morfologiche di «un mondo un po’ sollevato dalla realtà».
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