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La famiglia

Regia di Ettore Scola vedi scheda film

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La recensione su La famiglia

di scandoniano
9 stelle

Affresco corale che attraversa ottant’anni di Italia sul valore del nucleo familiare, la sua ciclicità ed unicità. Cast stellare e testimonianza emblematica del modo di fare cinema del maestro Scola.

Impegnativo affresco di famiglia firmato Ettore Scola. Nella semplicità del titolo l’esemplificazione degli intenti di Scola, che rappresenta quasi un secolo di una famiglia italiana qualsiasi, dal Battesimo del piccolo Carlo, fino a quando quest’ultimo diventa nonno e compie 80 anni. Una famiglia qualsiasi, senza grossi pregi che ne giustifichino la rappresentazione cinematografica, che attraversa la storia recente italiana, rappresentando quello che più o meno possiamo trovare in ogni famiglia del Belpaese.

 

 

La storia è cadenzata con eventi narrati ogni dieci anni (o almeno così pare). Dal 1906 al 1986, la famiglia romana rappresentata da Scola vive i suoi drammi, le sue emozioni, i suoi traumi e le passioni, mantenendo sempre inalterata un’unità di fondo rappresentata da due elementi fondamentali: le radici dei capostipiti (non a caso quando nonna Beatrice muore la casa si riempie di nipoti e parenti di vario ordine e grado di cui il vecchio marito Carlo non ricorda nemmeno l’esistenza), nonché la vecchia casa di via Scipione l’Emiliano, dove Carlo trascorre praticamente tutta la vita (non a caso ogni salto temporale è sempre inaugurato da una lenta carrellata sul sontuoso e caratteristico corridoio).

L’elemento più interessante del film è senza dubbio la laboriosa operazione di casting: Scola e il suo team hanno dovuto rappresentare 4 generazioni, con molti personaggi ripresi in età diverse. Con staffette tra attori e attrici (Cecilia Dazzi – Stefania Sandrelli, Andrea Occhipinti – Vittorio Gassman, Jo Champa – Fanny Ardant), ma anche avvicendamenti speciali come Carlo Dapporto (alla sua ultima interpretazione in carriera) che sostituisce in vecchiaia il personaggio interpretato nelle generazioni precedenti dal figlio Massimo.

 

 

È uno dei film più rappresentativi del grande Ettore Scola per rigore e coerenza stilistica, che racchiude nel parco attori un po’ dei suoi feticci (Sandrelli, Gassman), entra in profondità nella storia italiana (rappresentando bene, come sempre, l’atmosfera fascista) e rappresentando la ciclicità crociana dei “corsi e ricorsi storici” in un cerchio quasi perfetto che accusa il passaggio del tempo senza snaturare la natura antropologica dell’uomo. Il tutto, grazie anche alla sceneggiatura dei fidi Ruggero Maccari e Furio Scarpelli, con una semplicità di narrazione unita ad una complessità delle psicologie, mostrando cosa sia in fondo la famiglia italiana: nucleo imprescindibile eppure luogo da cui evadere per poter comprendere appieno la sua importanza nel momento in cui ci si ritorna. 

 

 

Carmine Cicinelli

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