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La sorgente del fiume

Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La sorgente del fiume

di ed wood
8 stelle

E' il mio battesimo con Anghelopoulos: non avevo ancora visto niente prima di questo autore. Obiettivamente, è difficile non rimanere estasiati dalla potenza visiva di questi magistrali piani-sequenza. Una simile ipnosi mi aveva colto, fino ad ora, solamente con qualche momento di Tarkoskij o Tarr (in attesa di recuperare Jankso). Quello che colpisce, nella Sorgente del Fiume, è l'abbagliante luminosità, scaturita dalla presenza dominante dell'acqua e dei suoi fragilissimi riflessi. E' stupefacente constatare come il regista riesca a far sfociare una trama storica in una sorta di paesaggio onirico. Film candido, ma non estetizzante: il dolore di un perenne esilio, causato dalla violenza della Politica, della Storia e in definitiva del Tempo, è troppo straziante per essere abbellito o, peggio, preso a pretesto per virtuosismi funambolici con la mdp. Il piano-sequenza ha un preciso valore espressivo in questo film: è solo un mezzo, per quanto accattivante, non certo un fine. Il fine è quello di porre in massima evidenza, raggruppandoli sinteticamente ed allegoricamente, gli stati d'animo più radicali che l'uomo sia capace di provare, indipendentemente dal colore del dittatore di turno o dall'origine del dissidio: paura, sofferenza, inquietudine, nostalgia, amarezza, vergogna, umiliazione. Un film in cui la tragedia greca è diluita, con calma olimpica e con il conforto di un "coro" di provetti strumentisti, solo per apparirci maggiormente nuda e sconvolgente: difficile in questo senso dimenticare il doppio urlo conclusivo della madre. Ma le sequenze d'antologia non si contano: inutile citarle. Film da vedere e rivedere, anche a pezzi, vista l'improponibile disomogeneità di una sceneggiatura che alterna ostiche ellissi temporali a dialoghi/monologhi spesso pletorici. Anche solo per abbandonarsi alla pura poesia audio-visiva, privandosi della smania di interpretare a tutti i costi le metafore e i parallelismi presenti a più livelli; anche solo per assaporare, nella trasparenza di una mdp che pure nelle sue incessanti carrellate pare adottare sempre e comunque uno sguardo frontale, diretto, lineare, cercando disperatamente di rintracciare i confini dell'orizzonte, l'aulicità di uno sguardo magistrale. Non potevo sperare in un battesimo migliore.

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