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La Couleuvre noire

Regia di Aurélien Vernhes-Lermusiaux vedi scheda film

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La recensione su La Couleuvre noire

di alan smithee
7 stelle

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La Couleuvre noire (2025): scena

78 ° FESTIVAL DE CANNES - ACID

La leggenda del serpente nero. Ciro vive da anni in città ma l'aggravarsi delle condizioni della madre lo induce a fare ritorno negli aspri ma suggestivi luoghi natii, contrassegnati dalla bellezza incontrastata del deserto del Tatacoa (in spagnolo "desierto de la Tatacoa", così chiamato dal nome "Tatacoa", che tra gli indigeni della zona sta ad indicare le numerose specie di serpenti a sonagli presenti nella zona), collocato nel dipartimento colombiano di Huila, circa 40 km dalla città di Neiva.

Un posto isolato, povero, pericoloso, ma affascinante, ove tra gli abitanti è sempre viva la memoria di una leggenda-parabola che gli anziani o adulti raccontano ai bambini già dalla tenera età: la storia del serpente nero, ovvero la "couleuvre noire" che dà il titolo al film.

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La Couleuvre noire (2025): scena

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La Couleuvre noire (2025): scena

 

Non è un caso se il padre del ragazzo cinge il corpo morente di un rettile nero piuttosto impressionante che scorre lungo il corpo della morente. Nonostante qualche reticenza, è il desiderio di tenersi lontano dal luogo ove si innamorò e concepi una figlia senza poi riconoscerla, Ciro si offre di accompagnare il padre in un breve viaggio nel deserto, ove tentare di fare la pace, se non col padre, almeno con la propria anima.

Il regista francese Aurélien Vetnhes-Lermusiaux, al suo secondo lungometraggio dopo il valido e non meno geograficamente suggestivo di questo, intitolato Vers la bataille (2019), resta nelle Americhe, ma si spinge in Colombia, in una zona remota quanto povera e pericolosa, ma caratterizzata da una vegetazione e da una fauna incontaminate.

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La Couleuvre noire (2025): scena

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La Couleuvre noire (2025): scena

 

È qui che si sviluppa una storia di riscoperta ed accettazione delle proprie origini, e di rivalutazione, tardiva ma accorata, della saggezza popolare e della paternità rinnegato, che si rivela una splendida condizione d'essere nello sguardo dolce e curioso della bellissima bimba a cui Ciro racconta la splendida parabola del serpente nero, cui che dà all'uomo che ha la fortuna di incontrarlo, la possibilità di avere in dono uno tra i suoi doni: o i diamanti che porta tra le proprie squame, o l'acqua che ha dentro il proprio corpo e si materializza in una sorgente senza fine.

Solo pochi saggi individui hanno saputo scegliere il secondo regalo, assicurandosi una dignitosa sopravvivenza.

Il film di questo esotico e talentuoso regista giramondo è molto affascinante e riuscito, popolato di pochi personaggi dai volti profondi, interessanti, custodi di misteri e verità, rituali anche esoterici che pochi saggi meritano conoscere. 

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