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I falchi della notte

Regia di Bruce Malmuth vedi scheda film

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Dom Cobb

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La recensione su I falchi della notte

di Dom Cobb
8 stelle

Fa sempre piacere rivedere questo Stallone d'annata. Perchè "Nighthawks" è un poliziesco duro ed antispettacolare ed una buona occasione per Sly di dimostrare le proprie doti drammatiche oltre che fisiche d'attore. Il suo personaggio, difatti, è ben lontano dalle figure che caratterizzeranno il suo cinema degli anni successivi, fatto di eroi di guerra ("Rambo", escludendo il primo film della saga, quello più riuscito) e poliziotti ("Cobra") tutti d'un pezzo e privi di sfumature. Stallone interpreta il detective Dick Da Silva, specializzato nella caccia ai piccoli delinquenti di New York, spesso sotto travestimento (anche femminile): un poliziotto più abituato a menare le mani e a far scattare le manette ai polsi dei delinquenti, piuttosto che mettere mano alla pistola. Suo collega ed amico è il Sergente Fox (Billy Dee Williams). Entrambi, dati i loro precedenti militari in Vietnam, vengono distaccati in un'unità speciale con il compito di dare la caccia a Wulfgar (Rutger Hauer), un terrorista internazionale ora in azione proprio nella Grande Mela. Da Silva si mostra fin da subito reticente a dare la caccia spietata a Wulfar: non si sente un killer con il distintivo ed inoltre teme per l'incolumità di eventuali vittime accidentali. Quindi, ripeto, quello di Stallone è un personaggio che mostra più sfaccettature, più umano, anche perchè impelagato con il divorzio dalla propria moglie (Lindsay Wagner), con la quale tenta una difficile riappacificazione. Wulfar, di contro, è un uomo senza scrupoli e senza pietà, che si fa ospitare da belle ragazze conosciute in discoteca e cerca, con le sue "imprese", visibilità sui mass-media. "Tu vai in un posto migliore" è la sua frase tipica immediatamente prima di uccidere le proprie vittime. E' interessante come il "punto di vista" del personaggio di Hauer, durante il film, si dimostri essere violento ed ipocrita: quando lui e Stallone sono finalmente faccia a faccia all'interno della cabina della funivia di Roosvelt Island, Wulfgar si definisce "un liberatore" e "la voce degli oppressi". Un liberatore che, però, uccide uno degli ostaggi, perchè "ne ha voglia" (sempre citando una sua battuta)  e fa strage di gente comune (chi sono gli "oppressi", allora?) in un centro commerciale (nel prologo ambientato a Londra): la verità è che Wulfgar è un sadico interessato alla fama e al denaro di chi lo ingaggia, che usa il "popolo" e gli "oppressi" come paravento per giustificare le proprie azioni. Anche la sua compagna di malefatte, la feroce Chaka Cooper (Persis Chambatta) viene descritta dall'attore Nigel Davenport - che interpreta l'agente Interpol che istruisce Da Silva e Fox - come "una carogna viziata", perciò ben lontana dai cosiddetti "oppressi" (che di sicuro non hanno mai avuto bisogno di stragi per vivere meglio). Quando Wulfgar si presenta come "un liberatore", appare più che lecita la domanda semplice e schietta che gli rivolge Stallone: "Ma ne sei convinto?" Da Silva, per poter finalmente beccare Wulfgar, dovrà sfruttare uno di quei "brevi momenti critici" (così definiti dallo stesso Nigel Davenport) in cui il terrorista si dimostra vulnerabile: ovvero quando, per puro spirito di vendetta, si reca a casa dell'ex-moglie di Stallone per ucciderla. E Stallone avrà la meglio grazie alla propria determinazione e alla propria abilità nei travestimenti. Bruce Malmuth era un regista affermato nel campo dei videoclip e delle pubblicità e le sue capacità non sono state sfruttate al meglio da Hollywood, anche se, con questo suo film d'esordio, ha dimostrato di saper girare un buon poliziesco teso e professionale.   

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