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Un semplice incidente

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un semplice incidente

di obyone
8 stelle

 

Vahid Mobasseri

Un semplice incidente (2025): Vahid Mobasseri

 

Jafar Panahi non ne può più. La misura è colma, per lui e per molti altri nel suo stesso paese: attivisti, artisti, comuni cittadini. Con "Gli orsi non esistono" ebbi l'impressione che mancasse davvero poco perché traboccasse un vaso già colmo di stizza e rassegnazione. L'indignazione verso il regime prevaricatore di Teheran era ai massimi livelli. Tre anni fa Panahi alzò l'asticella della frustrazione approntando un ritratto dolente della mentalità misoneista del paese. Senza dubbio il più duro in questi anni di clandestinità. Con un finale tragico, condito appena di un filo di speranza, necessaria ad andare avanti, adottando la cinepresa quale oggetto di culto su cui giurare la verità, nient'altro che la verità, Panahi filmò l'indignazione di un uomo dotato di ragione e principi più alti della religione stessa, sul cui libro egli era stato chiamato, invano, a giurare.

Nel suo nuovo film, dal titolo "Un semplice incidente", il maestro, nato nell'Azerbaigian Orientale, non punta più il dito contro la società iraniana ma sceglie di sfidare apertamente il regime teocratico con un coraggio che, al di là degli evidenti meriti cinematografici, gli ha permesso, da solo, di ricevere la Palma d'Oro al recente festival di Cannes.

L'accusa rivolta contro il potere in carica è frontale. Non ci sono mezzi termini né possibilità di malinteso. Stavolta l'autore iraniano si rivolge direttamente allo stato islamico parlando di repressione politica e tortura sistemica. Non si nasconde dietro al classico spillo, pur conscio di poter tornare dietro le sbarre e, forse, sperimentare, i metodi coercitivi che la Polizia Morale pratica regolarmente sui prigionieri. Magari gli stessi Vahid, Shiva, Golrokh, Hamid i quali, seduti sopra una cassa di metallo, sono chiamati dal regista a decidere le sorti dell'aguzzino Eghbal che il destino, in una resa dei conti inaspettata quanto indesiderata, ha messo sul loro cammino. Colpa o merito di "un semplice incidente".

Ritrovato il poliziotto con una sola gamba, Vahid non può lasciarlo andare via. Costui gli ha rovinato la vita. Non l'ha ucciso ma è come se lo avesse fatto, privandolo del lavoro e della famiglia. Vahid è rimasto con un pugno di mosche, dopo il carcere, e solo l'improvviso desiderio di vendetta sembra guarire il dolore lancinante alle reni causato dalle botte ricevute durante gli "interrogatori". Ma Vahid ha bisogno della prova certa che l'uomo imprigionato nel suo furgone sia il torturatore di un tempo. Perciò si mette alla ricerca di altri come lui, vittime della Polizia Morale, vittime di Eghbal. Per prime trova Shiva e Golrokh ed infine Hamid che brucia come un cerino dal desiderio di appiccare un incendio.

 

Vahid Mobasseri

Un semplice incidente (2025): Vahid Mobasseri

 

Jafar Panahi potrebbe farla finita in un deserto assolato, con una coppia di sposi, una donna in pantaloni ed un uomo iracondo e risoluto a commettere un omicidio. La fossa è pronta ed il farmaco ha reso più facile il lavoro. Ognuno potrebbe vendicare qualcosa come il cappio intorno al collo di Golrokh o le sudice carezze ad un moncherino di Hamid. Ma qui le cose cambiano. La morale dell'uomo, che nel film precedente aveva giurato davanti alla propria macchina da presa di dire il vero, prende le redini di una situazione caotica in cui la rabbia ha condotto i protagonisti a ballare una danza macabra intorno ad un buco profondo. Da quell'apertura nella sabbia rovente, pian piano, esce la pietà e l'umanità, a lungo repressa dalle autorità, che reclama il perdono anziché la vendetta.

Nonostante l'argomento delicato, nonostante la tentazione di placare la sete di vendetta anziché soddisfare il desiderio di giustizia, il maestro non dimentica quel pizzico d'ironia che mette in ridicolo il sistema e denuncia l'ipocrisia della istituzioni. Le testimonianze dei prigionieri hanno un peso specifico notevole e frenano un vagabondo errare per le strade della periferia di Teheran dando ai presenti la possibilità di riflettere su una pietra miliare inamovibile del loro percorso umano. Il regista ride delle vicissitudini incontrate nel viaggio verso la vendetta. Vahid paga i conti dell'ospedale e le guardie giurate perché chiudano la bocca davanti ad un bisticcio. Ciò rende la narrazione meno opprimente liberandola dal peso dell'angoscia a cui le vittime non riescono a sottrarsi.

Uccidere o lasciare andare? Il maestro cerca la risposta nel profondo dell'animo dei suoi personaggi ma è come se lo cercasse nel cuore di chi come lui è stato incarcerato dal regime.

Quando la decisione, purificata in un pianto liberatorio, viene presa, non ci resta che attendere le conseguenze della stessa. Qui il regista ci regala una sequenza di infinita bellezza. Scarna ed essenziale. Un uomo che offre le spalle alla macchina da presa ed i mille significati di un rumore di passi off screen che, lento, cresce costantemente per poi affievolirsi a sorpresa.

Forse è un invito alla speranza anche se sembra quasi impossibile crederci davvero.

 

Cinema Teatro Santo Spirito - Ferrara

 

Mariam Afshari, Mohamad Ali Elyasmehr, Majid Panahi, Hadis Pakbaten, Vahid Mobasseri

Un semplice incidente (2025): Mariam Afshari, Mohamad Ali Elyasmehr, Majid Panahi, Hadis Pakbaten, Vahid Mobasseri

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