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L'isola - Seom

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su L'isola - Seom

di GIMON 82
8 stelle

Il film che ha "esportato" Kim Ki-Duk agli applausi europei,prima di allora era un emergente regista poco considerato in patria,un film foriero di svenimenti e malori durante la proiezione al Festival di Venezia del 2000.Prima di passare alla mia visuale "critica" sul film,voglio ribadire che prima di questo Festival di Venezia (metaforicamente la mia "vacanza estiva"),conoscevo Kim Ki-Duk di nome,avevo letto qualcosa sulla sua vita d'avventuriero e girovago,il personaggio mi ha affascinato dato l'animo artistico e contradditorio,figlio di una nazione slabbrata come la Corea,bohemien antetempo folgorato sulla via di Seoul dal grande schermo.E' bastato vedere "Pieta" per farmi "avvicinare" a questo controverso artista,questi giorni sto recuperando i suoi film,mi ritengo un cultore del cinema (neo)realistico,ma sto facendo un eccezione scavalcando e dissentendo alcuni miei pregiudizi (ora passati) sul cinema orientale.Un cinema estremo,figlio di una societa' nichilista,in cui a differenza dell'occidente il male non è distaccato dal bene,ma vive in simbiosi con esso uno "YN e YANG" in eterna alchimia.La violenza del cinema asiatico non è fine a se stessa,il sangue non sgorga per inorridire ma è metafora corporale di un dolore dell'animo,di un alienazione o d'incomunicabilita' espressa in carne lacerata.Il fascino dei film di Kim Ki-Duk sta nel definire emozioni,alienazioni o sentimenti nel linguaggio corporale che diviene poesia ed estetismo."L'Isola" puo' essere considerato l'apoteosi di messaggi subliminali,espressi dal dolore della carne.Vi sono due protagonisti:Hee-Jin e Hiun-Shik, una donna e un uomo,due solitudini che s'incontrano.L'Isola è un avamposto della societa',isolata dal mondo urbano (R)accoglie uomini in fuga e scarti societari.Un fortino a pelo d'acqua gestito da Hee-Jin metaforicamente strega del lago o maga circe,una martire di se stessa e degli altri,una muta che esprime il disagio esistenziale nell'autotortura.Hiun-Shik è un uomo in fuga da un passato atroce,esiliato e latitante nell'Isola,prossimo al suicidio e salvato dalla donna.Due anime lacerate senza parallelismi,congiunti dal fato e ora divenuti l'uno "L'isola" dell'altro.Come afferma Kim Ki-Duk che la "Donna è un isola per l'uomo e viceversa",Hee e Hiun divengono innamorati e complici nel dolore,due caratteri martirizzati dalla vita.In un eccellente e nebulosa scenografia,c'è un amore sofferto e controverso.Un sentimento che dovrebbe esprimere calore e passionalita',ma in due "fantasmi" come i due protagonisti,l'emozione è ostacolata dall'incomunicabilita',ecco allora arrivare l'autolacerazione con gli ami da pesca divenuti suggello di legame imprescindibile,un qualcosa che strappa la carne e unisce anima e corpo.Una metafora sull'alienazione dal "romanticismo" estremo,un qualcosa d'indefinito,un film che rapisce nelle inquadrature di un paesaggio acquatico alla stregua di un quadro d'autore.Gli uomini che vivono sulle case galleggianti,sono reietti della societa',Kim Ki-Duk ci offre un quadro spersonalizzante di gente "candidata" a inabissarsi.Non è un caso che i pesci siano lacerati e continuano a "vivere",le ferite dei pesci sono quelle dell'animo umano,Hee-Jiin è invece la "puttana santa",donna martire e vittima dell'"uomo padrone".Una donna salvifica per l'uomo,il suo corpo diviene oggetto di sacrificio "offerto" ai viandanti,la carne femminile è a questo punto viatico per liberare l'anima dal dolore,dal passato e dai peccati commessi."L'Isola" è un film dal tono metaforico e ossessivo,tutto quello che "vediamo" non "esiste" se non nelle nostre anime o nascoste in un lato buio di se stessi.Il regista colpisce il segno in un "quadro" dipinto col tocco da esteta,una violenza disturbante e oscena ma messaggera dell'animo.Film affascinante e respingente,l'autore sa pero' come accattivare lo spettatore nella messa in scena silenziosa,di corpi e ferite che non lasciano scampo.Un opera nichilisticamente eccelsa,pregna di estetismo coinvolgente e senza sconti."L'ISOLA" è un amore sofferto come quelli che abbiamo vissuto o viviamo ogni giorno,ma la differenza sta nei protagonisti:dei "fantasmi","ossessioni" o "sofferenze" del mondo odierno, a cui Kim Ki-Duk è riuscito a dare "vita",forma e sopratutto un  "ANIMA"......

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