Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Una riserva di pesca sulla costa coreana. Le vite della muta Hee-Ji e di Hyun-Shik si incrociano e si scontrano.
In questo microcosmo di case galleggianti che si differenziano solo dai colori, la solitudine della giovane donna "riconosce" e "comprende" la disperazione del giovane Hyun-Shik( ricercato dalla polizia per aver ucciso la fidanzata) e se ne innamora. Ma la nascita di questo amore non porta il film verso una direzione più leggera o melò, tutt'altro: violenza e sesso permangono e sembrano inprescindibili tra di loro in quest'opera lenta, liquida, bagnata. La pesca, gli ami, i pesci martoriati, spezzettati e maciullati diventano simboli di un messaggio metaforico del regista coreano nei riguardi della natura umana e della società.
Gli ami infilati dove più fanno male portano in sè un'intensità lancinante e dalle connotazioni di un erotismo che non è mai gioia.
Un film duro, difficile per temi e tempi ma da considerare per l'eccezionalità del punto di vista.
è chiaro che il regista, come è sua consuetudine, ha l'intenzione di provocare lo spettatore con occhi lucidi e spietati.
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