Regia di Roger Michell vedi scheda film
In tutta sincerità risulta difficile condividere la disinvolta esultanza con cui è stata accolta questa operina manierosa ed affettata, tutta moine e smancerie autoriali. Roger Michell pare disinteressarsi troppo spesso della storia raccontata e si invaghisce delle formule del cinema d'arte, infilando soluzioni visive di risaputa ricercatezza e sfinita autorialità. Interminabili carrelli laterali, enfatici campi vuoti, punteggiatura filmica virtuosistica, tormentati e complici sguardi fuori campo dei personaggi, profusione di inquadrature distanti (i primi piani, si sa, violano l'intimità delle dramatis personae) e tempi morti sparsi a casaccio: tutti stilemi autoriali catacresizzati che comunicano incessantemente ed ossessivamente un unico messaggio, l'esistenza è vuota. Come il cinema di Michell.
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