Regia di John Boorman vedi scheda film
Il capolavoro di Boorman, lontano anni luce dai precedenti film sulla saga di Re Artù, quasi sempre infarciti di banalità e di un romanticismo non consono al momento storico in cui si svolge la leggenda. Gli sceneggiatori (il regista e Rospo Pallenberg), dosano magnificamente la moltitudine di miti sul Graal (basandosi soprattutto su "Le morte d'Arthur" di sir Thomas Malory) e riportano alla luce la cultura semi-barbara che doveva essersi effettivamente radicata durante il V secolo d.C. nell'odierna Inghilterra, subito dopo la ritirata dei Romani. Eccellente l'idea di dare ampio rilievo anche al personaggio di Merlino che, grazie ad un insuperabile Williamson, è la colonna portante dell'intera storia insieme alla spada Excalibur. Visivamente straordinario (grazie alla stupenda fotografia di Alex Thomson), con passaggi indimenticabili sottolineati dalla maestosa musica di Wagner e Orff, è sostanzialmente diviso in due parti: la prima, dove si celebrano i fasti del Re e della sua corte e la seconda, che comincia con l'incontro adultero tra Lancillotto e Ginevra in cui, il genio di Boorman, descrive la decadenza, la diaspora dei cavalieri ed infine la tragica rivalsa contro il male, impersonato da Mordred e Morgana. Davvero difficile far meglio. Girato in Irlanda (Wicklow, Tipperary e nella regione del Kerry). Premio speciale per il miglior contributo tecnico-artistico al Festival Cinematografico di Cannes 1981 e nomination agli Oscar 1982 per la migliore fotografia.
Indispensabile il lavoro del sudafricano Trevor Jones, il quale propone un collage di canti corali medievali ritoccati con il sintetizzatore elettronico ed assolutamente vincente la scelta delle stupende e suggestive musiche di Richard Wagner ("Preludio di Parsifal", "Preludio di Tristano e Isotta" e "Marcia funebre di Sigfrido", tratti dalla tetralogia dell'Anello del Nibelungo) e di Carl Orff ("O Fortuna", dal Carmina Burana).
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