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Il cartaio

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Il cartaio

di balsamus
8 stelle

come puntualmente accade almeno da dopo "Opera" in poi, anche questo Argento non è stato capito: forse perchè la sfortuna di Dario è ritrovarsi un manipolo di cosiddetti "fan" tra i più conservatori, oltranzisti e talebani di sempre.
è inutile continuare a invocare a gran voce l'Argento di trentacinque anni fa, men che meno l'Argento "horror": quell'Argento non c'è e non ci sarà più, e per fortuna. bella soddisfazione, accontentare un pubblico del genere. e invece Argento continua a stare più avanti di noi; con Il Cartaio gioca volutamente (e consapevolmente) al ribasso, mette in scena un cinema che è la distruzione sistematica di tutti i luoghi comuni che Egli stesso ha inventato e codificato, un grido disperato di autoannullamento che trova unico corrispettivo nel "Salò" pasoliniano. Argento si (auto)annienta: niente più sangue, niente più sadismo negli omicidi, niente più esercizi di mdp ai limiti dell'umano, perfino l'assassino coi guanti neri resta defilato, nascosto, in disparte. rimane una trama ai limiti dell'accettabile (courtesy of il fido Ferrini che co-firma la sceneggiatura), i soliti dialoghi assurdi e la solita inspiegabile fissazione di voler doppiare gli attori; ma almeno è cinema vivo, sincero, fatto da chi ama il cinema per chi ama il cinema. sicuramente tra gli Argento più stimolanti ed emozionanti dell'ultimo decennio, alla pari se non superiore all'eccellente Nonhosonno.

Sulla colonna sonora

scarna, sciatta, ultraminimale: coerentemente, Simonetti segue Argento nell'abisso.

Cosa cambierei

nulla.

Su Claudio Santamaria

l'unico capace di farmelo reggere è stato Pupi Avati in "ma quando arrivano le ragazze?"; con i baffetti sembra Domenico Modugno da giovane, senza un pesce lesso non ancora completamente morto. qui non ha i baffetti.

Su Adalberto Maria Merli

secondo grande caratterista del film (l'altro è l'irrefrenabile coroner canterino Luis Molteni); considerando che ad Argento non è mai importato nulla dirigere i suoi attori, da qui emerge la sua grande maestria (stesso discorso vale per Stefania Rocca).

Su Silvio Muccino

bravo e spontaneo. di solito non lo posso sopportare, qui invece ispira immediata simpatia (sarà anche perchè parla poco): una bella sorpresa.

Su Liam Cunningham

purtroppo la sua interpretazione è abbastanza svilita dal doppiaggio di Scalondro; bisognerebbe poter vedere il film in lingua originale...

Su Stefania Rocca

il personaggio più umano del film e forse di tutta la sua carriera; con pochi gesti, sguardi, silenzi agghiaccianti e frasi sospese nel nulla riesce a esprimere l'inesprimibile, spiegare l'inspiegabile, rendere credibile un personaggio appena abbozzato. Stefania Rocca rimane almeno tre passi avanti rispetto a qualsiasi altra attrice italiana; d'altronde, se è riuscita a tenere in piedi praticamente con le sole proprie forze perfino il micidiale "piazza delle cinque lune" un motivo ci sarà.

Su Dario Argento

azzeccata la scelta di girare tutto il film con luci naturali; la fotografia livida del francese di "Irreversible" (ora non mi sovviene il nome) completa egregiamente l'opera.

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