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Lo spirito dell'alveare

Regia di Victor Erice vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo spirito dell'alveare

di zombi
8 stelle

siamo in un villaggio rurale sperduto nella castiglia. l'anno è il 1940 e tutt'intorno imperversa la guerra civile e se non è già iniziata, inizierà la mattanza della seconda guerra mondiale. nella silente tranquillità del villaggio irrompe il cinematografo ambulante e questa volta porta un film dell'orrore. mentre donne, vecchi e bimbi guardano la pellicola, giorno dopo giorno, la vita degli altri continua. mentre le due sorelline guardano le immagini del frankenstein di james whale di nove anni prima, il padre di queste impegna il suo tempo ad occuparsi delle sue api e delle sue arnie, compreso un alveare in vetro per osservare meglio l'operoso industriarsi di questi insetti. la madre invece scrive lettere ad un fantomatico querido amor che vive altrove. terreno vergine e spugnoso quello dell'infanzia, ana viene irrimediabilmente colpita dalla storia del mostro e particolarmente dalla scena in cui il mostro "gioca" con la bimbetta a bordo lago fino al tragico epilogo. la sorella isabel più grande, un pò sadicamente gioca a sua volta con la sorella più piccola e le confessa che lei conosce un posto(un casolare abbandonato in mezzo alla campagna)dove risiedono gli spiriti e le insegna come chiamarli. la piccola ana precipita sempre più nelle sue acerbe e incontrollate fantasie, confidando nell'aiuto della madre quando le chiede se gli spiriti sono buoni o cattivi. la madre inconsapevole dei discorsi delle figliolette quando sono nei loro lettini, risponde il più semplicemente possibile che "gli spiriti sono buoni con le bimbe buone e cattivi con quelle cattive". corretto e perfettamente comprensibile da chiunque, anche dalla figlioletta che lei reputa abbastanza intelligente da comprendere un discorso circostanziale, fatto giustamente mentre la prepara per la scuola. ma l'infanzia non è soggetto di facile spiegazione. i genitori sono distanti e ognuno sprofondato nei propri interessi. e le bimbe abbandonate nella grande casa in disfacimento, possono sperimentare crudeltà sul gatto domestico(in una suggestiva e eroticamente orrorifica scena in cui isabel accenna lo strangolamento del gatto finendone lievemente ferita ad un dito)e perchè no sulla sorellina. la sempre intraprendente isabel finge un incidente con relativa morte ai danni di ana, salvo poi non fare ritrovare il corpo quando ritorna dopo aver invano cercato aiuto. ana prende paura e quando si gira e vede la sorella isabel riderle addosso, la guarda con risentimento. l'atmosfera sospesa di una pellicola d'altri tempi assurta allo stato di culto, sembra ricordare a tratti lo stesso stato in cui ci si ritrova di fronte a cert film di werner herzog. il senso oscuro fiabesco usato per ricordare ciò che ci viene tramandato dal nostro cervello, solo per lampi o istantanee, ma raramente per corti o mediometraggi, viene saggiamente inquinato dalle bellissime musiche che ricordano certi film thrilling o dell'orrore tipici di quegli anni, dove magari proprio i bimbi erano oggetto di terribili avvenimenti. e così mentre ana sprofonda sempre più nei suoi confusi meandri mentali anche con il ritrovamento nel casolare di un disertore del quale si prende cura "perchè lui sia buono con lei", la madre soprattutto abbandona il querido amor bruciandone la lettera, dedicandosi alla famiglia. bello e silenzioso, dove le parole sono spesso foriere di noiose banalità, il lungo finale in cui ana si accorge che il padre conosce il suo segreto, con la conseguente fuga e il sogno ad occhi aperti del mostro whalesiano, è lasciato aperto con la bimba che invoca lo spirito come le ha insegnato la sorella. contro la porta finestra socchiusa coi vetri gialli a forma di arnia, lei, la bimba, misteriosa come quegli industriosi insetti ammirati e studiati dal padre.

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