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Lo spirito dell'alveare

Regia di Victor Erice vedi scheda film

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La recensione su Lo spirito dell'alveare

di pazuzu
10 stelle

«Il titolo, in realtà, non mi appartiene. È tratto da un libro, a mio parere il più bello mai scritto sulla vita delle api, del grande poeta e drammaturgo Maurice Maeterlinck. In quest'opera Maeterlinck usa l'espressione "lo spirito dell'alveare" per descrivere quello spirito potente enigmatico e paradossale al quale le api sembrano obbedire, ma che la mente umana non è mai riuscita a comprendere.»

(Víctor Erice)


Quando un cineforum ambulante arriva in un piccolo villaggio dell'altopiano castigliano, per i bambini del luogo è una vera festa: lesti e gioiosi accolgono i forestieri, poi eccitati e impazienti li interrogano sul film che si accingono a mostrare. Trattasi del Frankenstein di James Whale, un film magnifico, rispondono questi, ma un film che può spaventare e che si consiglia di non prendere troppo sul serio. La proiezione avviene nella sala del municipio, gremita di gente composta e rapita: l'aria è elettrica, l'atmosfera tesa, mentre gli sguardi voraci dei presenti, adulti compresi, si abbandonano ad espressioni di meraviglia e stupore.

Avvinta ma sconvolta dalla visione, la piccola Ana resta con una domanda a girarle in testa: «Perché il mostro ammazza la bambina? E perché poi gli altri uccidono lui?». Proposta con insistenza la questione alla sorella Isabel (di poco più grande di lei), si sente replicare che in realtà nessuno nel film è morto perché il cinema è finzione, che Frankenstein in realtà è uno spirito ed esce di notte, che lei stessa l'ha visto, e che vive in un casolare abbandonato vicino al villaggio. Affascinata dal lato più fragile puro e fanciullesco di quel 'mostro', Ana inizia così a cercarlo, invocarlo ed aspettarlo.


Girato nel 1973, col regime di Franco agli sgoccioli ma ancora in piedi, Lo spirito dell'alveare propone un tenero e poetico ritratto di gioventù ambientato nella Spagna ferita e svuotata del 1940, a cavallo tra la fine di una sanguinosa guerra civile e l'avvio della lunga dittatura.

Ana cresce in una famiglia in cui non c'è ombra di comunicazione da genitori freddi, distaccati e alieni al presente, con il padre, Fernando, dedito di giorno alla cura del proprio alveare e di notte alla stesura di un testo atto a magnificare la capacità delle api di darsi un'organizzazione funzionale ed efficiente, e la madre, Teresa, annichilita da anni di macerie e testardamente protesa verso il ricordo di un amante perduto e lontano ma mai dimenticato, mentre la sorella, pratica e smaliziata, non esita a giocare con la morte, tenendo con lei comportamenti ambigui quando non perfidi.

Sola con la propria tenerezza estrema e la propria sensibilità controcorrente, e prigioniera di un contesto sociale che scoraggia e induce all'omologazione, la bambina si rifugia nell'innocenza della propria fantasia inseguendo un universo di sogni. E quando nel casolare abbandonato trova riparo un fuggiasco, Ana lo scambia per il tanto atteso spirito di Frankenstein: convinta di avere finalmente davanti a sé il 'mostro', lo soccorre offrendogli cibo solidarietà e cure. Ma lo scontro col cinismo del mondo reale sarà brutale e senza scampo, e la porterà a comprendere, con coda di profondo dolore, che a condannare a morte ogni 'mostro' non è la sua eventuale cattiveria ma, inevitabilmente, la sua diversità.


Opera prima del regista Víctor Erice, autore di soli tre lungometraggi in quasi cinquant'anni di attività, da lui diretta imprimendo un ritmo quieto ed un clima di costante sospensione, fotografata efficacemente da Luis Cuadrado, con piglio espressionista e prevalenza di tonalità calde, e recitata splendidamente dalla seienne Ana Torrent, intensa, comunicativa e adorabile nel ruolo della protagonista, Lo spirito dell'alveare è una parabola sulla (perdita della) purezza dell'infanzia e una metafora sull'isolamento di un popolo, è un omaggio al cinema come strumento di suggestione, illusione e magia, è una favola onirica e densa di emozioni, pervasa da un senso di immobilità atemporale ed eterna, e attraversata da momenti memorabili: tra tutti la scena in cui Ana ed Isabel attendono sulle rotaie l'arrivo di un treno e lo sfidano, e quella della proiezione del film di Whale, in cui le immagini di Boris Karloff con la bambina si alternano alle facce ammaliate ed attonite degli spettatori.

Lo spirito dell'alveare è un film incantato e genuinamente triste: un capolavoro sconosciuto ai più da (ri)scoprire, recuperare e diffondere.

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