La recensione su Chien 51

di alan smithee

4 stelle

FESTIVAL DI VENEZIA 82 - FUORI CONCORSO

Sullo sfondo di un cupo futuro distopico, entro una Parigi militarizzata ed osservata in ogni angolo da droni armati e divisa in tre zone in base alla classe sociale, la polizia è guidata ed organizzata a cura di un sistema di intelligenza artificiale chiamata ALMA.

Succede che il creatore di ALMA viene improvvisamente assassinato, e per cercare i responsabili, i dirigenti delle forze dell'ordine decidono di mettere in squadra due dinamici agenti molto diversi, la coraggiosa Salia (Adèle Exarchopoulos) dalla Zona 2 e l'ombroso Zem (un coriaceo e patinato Gilles Lellouche) dalla Zona 3.

Costretti loro malgrado a collaborare per risolvere il caso, i due riusciranno a scoprire segreti scomodi sul sistema che li governa, rischiando più volte le rispettive incolumità.

Forte di un cast imponente che comprende circa la metà dei più noti attori francofoni di oggi, e tale da giustificare un budget da ben 42 milioni di euro (oltre ai citati, figurano almeno anche Louis Garrel, Valeria Bruni Tedeschi, Romain Duris), ricavato dal romanzo omonimo del 2022 di Laurent Gaudé, Chien 51 affascina per qualche minuto, appiattendosi presto verso un consueto déjà vu di situazioni anche concitate, e con un finale prevedibilissimo che tende ancora una volta a prendere le distanze da una intelligenza artificiale che ci inquieta almeno sin dai tempi ormai remoti del 2001 Odissea di Kubrick, ovvero da fine anni '60.

Nonostante la firma della sceneggiatura sia appannaggio di nomi piuttosto positivamente noti come lo sono Olivier Demangel e Cédric Jimenez, il film fantascientifico-apocalittico del regista Jimenez non funziona, ma si rivela scontato, pressapochista, non all'altezza del citato gran cast che decora una vicenda imperniata sulle incognite dell'A.I., ma troppo sfruttata in molte altre situazioni già proposte.

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