Regia di Luc Besson vedi scheda film
Mon Dieu, quelle merde!
Mamma mia, che pena Luc Besson...il suo Dracula (che col romanzo non ha praticamente alcun nesso di parentela) sembra la parodia di quello di Coppola, ma a differenza della versione di Mel Brooks questa volta siamo dalle parti del ridicolo involontario: "Dracula, non morto e sfigato". Lo confesso, le mie aspettative erano in partenza alquanto basse (e non a causa di pregiudizio nei confronti del regista francese, autore di film molto belli come Subway, Nikita, Lèon e il recente Dogman), ma il film è riuscito a batterle tutte: non avevo messo in conto di trovarmi di fronte a una commedia (seppur inconsapevole). Estetica da videoclip, dialoghi degni di una soap opera, recitazione enfatica e sbrodolante sentimenti da fotoromanzo, un'aria da fumettaccio per adolescenti arrapati...gli ingredienti per lo scult ci sono tutti. I personaggi sono figurine inconsequenziali; larga parte della trama è narrata nella maniera più sciatta possibile, ovvero mediante flashback correlati da dialoghi espositivi; la maggior parte del cast è fuori fuoco; Caleb Landry Jones fa quello che può con un materiale degno di un fumettaccio pulp; Christoph Waltz (l'unico che evidentemente si è reso conto fin dall'inizio del filmaccio in cui è capitato) gigioneggia amabilmente per poi congedarsi con un "auf wiedersehen" dopo aver incassato la paga; la regia, tolto qualche sussulto visivo, è degna di un "Dracula Untold" qualunque. Chiaramente Besson nel prendere in considerazione il romanzo di Bram Stoker e tutta la mitologia sulla figura del vampiro, letteraria, cinematografica e folkloristica, ha seguito l'esempio di Shrek con il libro di favole: si è seduto sul cesso, ha tirato una bella sgommata di merda e ha usato il materiale raccolto per pulirsi il culo. No dai, parliamo di un film in cui Dracula ha i suoi minions personali sotto forma di demonietti gargoyle e in cui beve spremute al sangue di pantegana. La scena più bella nella sua paradossale comicità è quella in cui il Conte, sconfortato dalla perdita della sua amata, si butta a ripetizione da un parapetto del castello per poi sfracellarsi al suolo nel futile tentativo di suicidarsi, una roba degna de I Simpson. Che dire? Alla fine mi sono davvero divertito, è stato un ottimo aperitivo prima di scatenarmi sul dance floor di un locale underground, immerso nei decibel sparati di musica post-punk...Ah ma era un film serio? Sull'amore perduto? Allora mi sa che, con riguardo a questa opera di Luc Besson, seguirò l'esempio di Shrek col libro di favole. Au revoir.
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