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La sparatoria

Regia di Monte Hellman vedi scheda film

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La recensione su La sparatoria

di ino
8 stelle

Non riuscivo a credere ai miei occhi quando l'ho visto in Dvd sugli scaffali di un supermercato; l'ho preso all'istante quasi di riflesso. Semi-introvabile cult passato inosservato all'uscita e poi col tempo sempre più apprezzato dalla critica tanto da essere avvolto in un progressivo alone di mito, ne avevo sentito parlare circa 5 anni fa come di un capolavoro assoluto per poi vedere costantemente frustrate le mie ricerche. Oggi, grazie alla Sharada che ne ha promosso la rieditazione in dvd per l'Italia, posso confermare tutto quanto di buono si dice su questo film. Del western c'è solo l'ambientazione e gli echi di Peckinpah della faccia di Warren Oates, semmai c'è un' analisi psicologica dei personaggi e dei loro conflitti che sfiora Beckett e il teatro della crudeltà. La regia di Hellman è spoglia e naturalista con pochi preziosi simbolismi (l'uomo lasciato morire nel deserto con un gioco di pazienza). Il finale aperto è l'ultimo colpo a sorpresa di un film dal fascino cristallino che dimostra come con buone idee e pochi soldi si possa fare grande cinema.

Sulla trama

Una donna misteriosa (Perkins) paga due uomini (Oates e Hutchins) per portarla attraverso il deserto, in realtà ha assoldato anche un killer (Nicholson) per uccidere il fratello gemello di una delle sue guide. La storia se vogliamo è abbastanza convenzionale ma il modo in cui è trattata è assolutamente unico e spiazzante; siamo in un universo spurio e crudo, pervaso da un pessimismo cosmico. I personaggi parlano poco o nulla ma lo spettatore può coglierne e quasi assorbirne i conflitti. C'è l'amarezza del fuggiasco che scappa quasi per contratto ma poi divorato dai sensi di colpa, in realtà fa in modo di farsi trovare; c'è l'amarezza del fratello che vorrebbe salvarlo ma è consapevole che merita di essere punito. C'è la disperata determinazione della donna che vuole vendicare il marito e il figlio.

Cosa cambierei

nulla

Su Warren Oates

Titanico. Questo meraviglioso attore che ha lavorato con i grandi registi maledetti del cinema americano da Peckinpah a Malick a Hellman stesso, lascia sempre un'impronta indelebile seppur spesso in parti da comprimario ma nelle rare occasioni in cui è chiamato al ruolo del protagonista, vedi "Voglio la testa di Garcia" dimostra un talento cristallino. Qui è un gigante nel rendere un personaggio roso dal conflitto interiore.

Su Jack Nicholson

Bravo nei panni del killer spocchioso e sicuro di sè ma incosciente e senza un briciolo di cervello rispetto al più saggio Gashade di Oates. Non raggiunge le vette recitative del più anziano collega ma comunque è encomiabile per aver finanziato un progetto così "OFF" come questo e anzi aver partecipato alla sua sceneggiatura.

Su Millie Perkins

Affascinante e convincente nella parte di una donna misteriosa e testarda e talvolta anche volutamente sgradevole. La Perkins è una delle donne del West che si ricordano di più.

Su Will Hutchins

Altra grande interpretazione, appena un gradino sotto a quella di Oates. Tenero, romantico e a tratti struggente nei panni di un ritardato che ama il suo cavallo più di sè stesso.

Su Monte Hellman

Realismo e nichilismo caratterizzano una regia solida e priva di orpelli. Hellman con povertà di mezzi e ricchezza di idee regala un'opera unica e bellissima. Contemporaneamente gira anche "Le colline Blu".

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