Trama
La storia del film La trama fenicia prende il via negli anni ’50, a bordo di un aereo privato che precipita in mezzo a un campo di grano. Ai comandi c’è Anatole “Zsa-zsa” Korda (Benicio del Toro), magnate internazionale del commercio, sopravvissuto a sei incidenti aerei, accusato di frodi, tangenti, traffici illegali e trattati diplomatici non ufficiali. Zsa-zsa è una figura larger-than-life: collezionista d’arte, amante della natura, imprenditore spregiudicato con una visione megalomane per la rinascita di una regione devastata del mondo, la cosiddetta Fenicia Indipendente.
Quando Zsa-zsa si riprende tra le lamiere fumanti, capisce che deve correre ai ripari. Il suo ambizioso piano infrastrutturale, soprannominato “La Trama Fenicia” (da qui il titolo del film) rischia di naufragare per un’impennata imprevista dei prezzi: il bashable rivet, una componente banale ma cruciale per l’edilizia moderna, ha visto il suo valore decuplicare. Serve liquidità, serve sostegno politico, servono alleanze. Serve, soprattutto, un erede.
È così che Zsa-zsa richiama a sé Liesl (Mia Threapleton), la figlia ormai adulta che non vede da sei anni e che si appresta a prendere i voti. Cresciuta in convento, introversa, retta e intelligente, Liesl è a suo modo l’opposto del padre. Ma in lei cova una sete di verità: vuole sapere chi ha ucciso sua madre, se davvero Zsa-zsa è l’uomo senza scrupoli che tutti descrivono. Il loro rapporto, teso ma costellato di momenti surreali, diventa il cuore emotivo del film.
Attorno ai protagonisti, nel film La trama fenicia loro ruota un pantheon di personaggi memorabili:
Bjorn (Michael Cera), il mite entomologo norvegese, che passa le notti a studiare le zanzare e di giorno insegna etica ai figli di Zsa-zsa (nove in tutto, confinati in un dormitorio). Dietro la sua apparente eccentricità si nasconde però un’altra identità…
Il Principe Farouk (Riz Ahmed), giovane reggente di un principato fenicio e alleato cruciale nel progetto. Elegante, misterioso, ha una mira infallibile e un debole per i tiri da centrocampo.
Leland e Reagan (Tom Hanks e Bryan Cranston), fratelli imprenditori californiani, pragmatici, trash talker, vecchie volpi del commercio globale. Collaborano, ma solo se il prezzo è giusto o se si vince a basket.
Marseille Bob (Mathieu Amalric), gangster filosofo, padrone di un jazz club minacciato dai mitra dei terroristi, tra cui Sergio (Richard Ayoade), rivoluzionario armato e idealista, fautore di una “gestione umana” della violenza.
Marty (Jeffrey Wright), armatore americano con animo da poeta e sangue O-negativo, che si troverà a offrire a Zsa-zsa non solo fondi ma una trasfusione letterale, durante un'improbabile trattativa nella stiva di una nave.
Cugina Hilda (Scarlett Johansson), ingegnera della diga e proposta matrimoniale forzata. E poi Zio Nubar (Benedict Cumberbatch), il fratello oscuro e raffinato, probabile assassino, eterno antagonista, specchio nero dell’ambizione di famiglia.
Tra sabotaggi, deliri burocratici, contratti firmati in sale da ballo sotto assedio e granate scagliate a mani nude, la Trama Fenicia prende corpo. Ma il prezzo da pagare è alto: Zsa-zsa rischia tutto — il potere, la paternità, l’eredità — per lasciare un segno.
Liesl, nel frattempo, si trasforma. Da giovane suora in formazione, diventa custode e coscienza del progetto. Impone condizioni etiche, scopre verità nascoste, affronta la possibilità che sua madre sia stata uccisa non per caso, e che l’amore - anche quello paterno - sia fatto di zone d’ombra.
Il viaggio si conclude in un modesto bistrot, dove padre e figlia, ora semplici lavoratori, servono pasti e giocano a carte. La diga è stata costruita, sì, ma senza Zsa-zsa, ormai escluso dall'impresa che aveva sognato per tutta la vita.
Diretto da Wes Anderson e presentato in concorso a Cannes 2025, il film La trama fenicia è una favola nera sulla corruzione ereditata, l’ambizione travestita da filantropia e la perenne confusione tra interessi pubblici e privati. Il film unisce satira politica e commedia slapstick, dialoghi brillanti e surrealismo grottesco, in un vortice narrativo che abbraccia la farsa, il dramma familiare e il thriller aziendale.
È un’opera stratificata, che si muove tra i registri con la stessa disinvoltura con cui Zsa-zsa cambia aereo, elicottero o religione. Tra colpi di scena e colpi di Stato, emerge una riflessione beffarda su capitalismo, famiglia, fede e senso del dovere.
Anderson immagina nel film La trama fenicia un mondo che assomiglia fin troppo al nostro, ma con i toni accesi di una caricatura d’autore. In questa commedia visionaria, le infrastrutture diventano metafore della psiche e gli imperi economici sono fragili come le dinamiche familiari che li sostengono.
Anatole Korda non è solo un personaggio: è il simbolo di un'epoca che si crede eterna, invincibile, immacolata. Ma sotto la superficie, tutto è precario: i tunnel crollano, le dighe cedono, le eredità si sgretolano.
La voce registica non pretende di offrire certezze, ma semina dubbi tra le battute fulminanti e le situazioni assurde. E, forse, suggerisce che anche il caos, se ben orchestrato, può sfociare in una strana forma di bellezza.
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