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Nipoti miei diletti

Regia di Franco Rossetti vedi scheda film

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La recensione su Nipoti miei diletti

di undying
7 stelle

Commedia dai risvolti incestuosi, sulla scia di più celebri titoli (Grazie zia, 1968), diretta dal sottovalutato Franco Rossetti. Girata a Chiusi (Siena), poco erotica e molto critica verso la degenerazione di idee politiche che trascinano in guerra. Ne è interprete una commovente Adriana Asti, amorevole zia disposta a tutto per il bene dei nipoti.

 

cover

 

Castelnuovo (Lucca), 1935.

Elisabetta Lisa Cenci (Adriana Asti), rimasta prematuramente vedova, tenta in tutti i modi di trattenere tre nipoti - Marco (Marc Porel), Giovanni (Mattia Sbragia) e Ippolito (Gianluigi Chirizzi) -, evitandogli di partecipare alla campagna di guerra in Abissinia. Per convincerli a ritirare la domanda di arruolamento, inizia un gioco di seduzione che si conclude, per ciascuno di loro, con un rapporto sessuale. Elisabetta scopre poi che il domestico Nazareno, assistente del padre defunto, Ippolito, uno scienziato, è in realtà figlio illecito di un fratello. Un ulteriore nipote, Andrea (Maurizio Bonuglia), fascista convinto, intende entrare in possesso dei beni di Elisabetta, tentando di farla passare per pazza. Sarà, infatti, per colpa sua se anche gli altri nipoti verranno comunque chiamati alle armi, costretti a partire poco tempo dopo, quando l'Italia verrà coinvolta nella guerra civile spagnola.

 

"Nipoti miei diletti, alla guerra volevate andarci tutti e tre. E io, dovevo impedirlo a tutti e tre: io ho salvato voi, ma voi mi condannate per l'eternità, mi portate alla dannazione..."

(Elisabetta)

 

Nipoti-miei-diletti-Adriana-Asti

Nipoti miei diletti: Adriana Asti 

 

Dopo il clamoroso successo di due film diretti da Salvatore Samperi - Grazie zia (1968) e soprattutto Malizia (1973) -, in Italia prende il via la produzione di una serie di pellicole vagamente erotiche, con sfondo incestuoso. L'obiettivo principale è ovviamente quello di sfruttare l'exploit ottenuto dal lungometraggio con protagonista Laura Antonelli, ma non mancano casi particolari, tipo questo Nipoti miei diletti, nei quali gli autori tentano di allargare il tiro, finendo per estendere il discorso dall'apparente tema erotico (in tal caso, peraltro, molto blando), a quello più complesso, tipico di un'opera parzialmente impegnata o, comunque, di chiara e lucida presa di posizione contro il fanatismo politico e militare. Il sottostimato, poco apprezzato e meno conosciuto Franco Rossetti (1930 - 2018) [1], esprime in Nipoti miei diletti, con indiscutibile chiarezza, il suo pensiero nei confronti del fascismo, del Duce e, soprattutto, della follia che sta dietro a ogni genere di guerra. Girato a Chiusi, in provincia di Siena, con scena pre-finale sotto la Torre di Pisa, con il supporto di un cast estremamente partecipativo, composto da attori interessanti, compresi quelli coinvolti in ruoli di contorno (dal sovversivo Renzo Palmer, al parroco Luciano Salce). Il corpo, e soprattutto l'anima, del film è costituito dalla brillante, spigliata e commovente Adriana Asti, interprete di altissimo livello, formatasi a teatro, capace di solcare - con uguale intensità recitativa - un set di Visconti (Ludwig), di Buñel (Il fantasma della libertà), così come uno di Rondi (Più tardi, Claire, più tardi...), di Scarpelli (Le notti peccaminose di Pietro l'aretino) o, per l'appunto, di Franco Rossetti. Molto ben scritto, alleggerito nel dramma da una costante e raffinata ironia di sottofondo, Nipoti miei diletti può contare anche sulla bella, malinconica, colonna sonora [2] opera di Gianni Marchetti e su un finale incerto, tragicamente pessimista nel suo presumibile risvolto - anticipato da uno striptease della protagonista (urlante ai giovani arruolati, in partenza su un treno che li condurrà alla guerra) per nulla erotico, piuttosto strappalacrime -, opportunamente lasciato fuori schermo, alla deduzione dello spettatore. 

 

Nipoti-miei-diletti-Mattia-Sbragia-e-Adriana-Asti

Nipoti miei diletti: Mattia Sbragia e Adriana Asti 

 

Curiosità 

 

La lunga sequenza conclusiva, durante la quale Adriana Asti rimuove il vestito, è stata girata alla stazione romana di San Pietro, in prossimità del Vaticano. Fu causa di polemiche, data la presenza di alcuni religiosi [3].

 

L'unica edizione, italiana, home video di Nipoti miei diletti risale ormai al lontano 2000, grazie ai tipi di "Nocturno Cinema", che lo hanno inserito nella collana di VHS da edicola, serie Malizie (Shendene & Moizzi). Videocassetta rarissima, oggi piuttosto quotata, che esibisce sul retro della cover uno strano errore: "Con una scatenata Adriana Asti ed un giovanissimo Ron". Il redattore si confonde, molto probabilmente, con un film del 1975, diretto da Vittorio De Sisti, Lezioni Private, nel quale appare Rosalino Cellamare.

 

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Citazioni 

 

"Non io
ti sono madre.

Non mi sei tu figlio, no. 

Mescolato di sangue non sei
con Fedra.

Ma il tuo sangue è contro il mio nemico, 

vena contro vena.

Ah no, non d'amore materno t'amo. 

Inferma sono, 

inferma di te,
sono insonne di te,
disperata di te che vivi,

mentre io non vivo, 

nè muoio,
nè ho tregua nel sonno,
nè ho tregua nel pianto,
nè ho bevanda alcuna che mi plachi,

ma tutta me consumo in ogni lacrima!
Io, che non sono dea ma consanguinea
degli Implacabili."

(Elisabetta recita, al nipote Ippolito, un monologo tratto da "Fedra" di D'Annunzio)

 

"Mi rifiuto di credere che l'autentico popolo della Gran Bretagna voglia versare il suo sangue e avviare l'Europa sulla via della catastrofe, per difendere un paese africano universalmente bollato come paese barbaro e indegno di stare tra i popoli civili. A sanzioni di carattere economico, risponderemo con la nostra disciplina; a misure di ordine militare, risponderemo con misure di ordine militare; ad atti di guerra, risponderemo con atti di guerra."

(Stralcio della mobilitazione generale, proclamata da Mussolini il 2 ottobre 1935)

 

"E non dimenticate che gli occhi di tutto il mondo sono rivolti verso di voi. Voi, che siete l'orgoglio fisico della stirpe italica. Voi, che mai come oggi, siete la primavera di bellezza del nostro popolo chiamato dal Duce a ripercorrere le orme imperiali di Roma. Voi, che rappresentate l'Italia proletaria e fascista. Voi, che volontariamente, darete ancora una volta la misura del vostro valore, in difesa della civiltà occidentale, aggredita in Spagna dalla congiura demo-pluto-giudaico-massonica-bolscevica." 

(Discorso suggerito dal futuro regista Alessandro Perrella al rappresentante fascista, durante la partenza dei giovani soldati al fronte di guerra spagnolo)

 

"Aspettate. Aspettate. Aspettate! Che cosa volete fare, un'altra guerra? Ma siete diventati tutti matti... matti? La guerra è un'infamia. Ragazzi, che cosa fate su questo treno? Siete impazziti anche voi? Volete per forza andare a farvi ammazzare? Dite di no! Scendete da questo treno, tornate alle vostre case. (...) Scendete tutti, è un treno che vi porta alla distruzione, alla morte! Scendete, vi spiegherò, vi convincerò io. Ma non capite che la guerra è una follia? Scendete. Tornate alle vostre case, dalle vostre madri, dalle vostre sorelle, dalle vostre fidanzate... dalle vostre zie! Siete giovani, siete belli, siete forti e non dovete morire. Fermatevi... fermatevi... fermatevi. Siete tutti pazzi a andare in guerra. Non dovete partire. Non vi piace vivere? Non è bella la vita? Non vi piace l'amore? È bella, la vita. È bello, l'amore. (...) Pensate a tutto l'amore che potete dare... e ricevere. Fermi, fermi! Amate la vita!"

(Elisabetta tenta, inutilmente, di far scendere dal treno i giovani in partenza per la guerra)

 

Nipoti-miei-diletti

Nipoti miei diletti: (in alto, da sinistra) Marc Porel, Gianluigi Chirizzi, Mattia Sbragia; in primo piano: Adriana Asti 

 

Critica

 

"Ennesima incursione nel cinema erotico di Franco Rossetti, regista specializzato nel genere con all'attivo titoli quali: Una cavalla tutta nuda (1972), Quel movimento che mi piace tanto (1975) e Il mondo porno di due sorelle (1979). Nipoti miei diletti s'inserisce perfettamente in quel minifilone tutto italiano della famiglia incestuosa inaugurato da Salvatore Samperi nel mitico Grazie zia (1968). La contestazione sessantottina era infatti arrivata a minare i fondamenti della famiglia italiana, rappresentandone la falsità e l'ipocrisia che si celava sotto la perbenista facciata borghese. Il disgregarsi dei valori e l'assoluta vacuità della civiltà consumistica erano stati sviscerati da Samperi con estrema eleganza (in un bianco e nero cupo e claustrofobico) e sottile erotismo, trasformando il film in un campione di incassi dell'epoca. Inevitabilmente il cinema più commerciale, non potendo resistere all'estremo fascino di una così morbosa vicenda e, soprattutto, all'inebriante profumo dei soldi incassati al botteghino, ha creato tutto un filone incentrato più o meno sulle stesse argomentazioni. Se questo è pur sempre vero, sarebbe comunque limitativo riferire il tutto a una semplice questione di denaro. L'incesto e il profondo senso di peccato a questo legato sono un patrimonio genetico fondamentale di un'Italia ancora povera e contadina, vittima di un retaggio cattolico insito in tutti gli strati sociali. I ricordi di infanzia, i sentito dire, i profumi e le emozioni vissute in altre epoche da registi e sceneggiatori sono diventati così il terreno di gioco ideale sul quale edificare pellicole vagamente pruriginose, in cui sesso e malizia si fondevano pienamente con la goliardia e la leggerezza della commedia popolare. È il caso di Cugini carnali (1974) di Sergio Martino, dove il giovane Alfredo Pea vive il passaggio dall'infanzia adolescente tra le tenere braccia della smaliziata cuginetta Susan Player o di Il bocconcino (1976) di Romano Scandariato in cui gli esami di riparazione di Claudio Gallone si trasformano nel pretesto ideale per gioire delle grazie di un'altra spigliata cuginetta: Flora Saggese; il tutto sotto gli sguardi impotenti degli zii. Cugine porcelline anche nel film di Marcello Avallone, Cugine mie (1977) e in quello più sofisticato (è tratto da un romanzo di Patti) di Aldo Lado, La cugina (1984). Da qui in avanti l'apoteosi: i titoli all'insegna del sesso in famiglia si sprecavano: Peccati in famiglia (1975) di Bruno Gaburro, Giochi erotici una famiglia per bene (1975) di Francesco Degli Espinosa, Scandalo in famiglia (1976) di Marcello Andrei, Il vizio di famiglia (1975) di Mariano Laurenti. Nessuno si poteva dire al sicuro, nessuno fu risparmiato (almeno nei titoli): le nipoti (La nipote del prete), le zie (Con la zia non è peccato), le mamme (Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno), le sorelle (Il mondo porno di due sorelle) e persino le nonne (Grazie nonna). Insomma, non c'è che dire: il demone dell'incesto aveva invaso gli schermi italiani. Una tematica così scabrosa che solo il sano gusto di una risata liberatoria rendeva accettabile. Un filone scellerato, ma pur sempre ironico e goliardico frutto di un'era cinematografica in cui c'era ancora spazio per tutto e tutti."

(Manlio Gomarasca e Davide Pulici) [4]

 

"Adriana Asti e Franco Rossetti provano a costruire una situazione alla Grazie zia di samperiana memoria, ambientata nel ventennio fascista. Non tutto funziona, ma il film ha una sua originalità, molti spunti interessanti e offre alla Asti un ruolo forte da protagonista. Leggiamo nelle cronache del tempo che lo striptease finale e integrale di Adriana Asti alla stazione ferroviaria di San Pietro, a Roma, viene contestato dalla vera folla e l'attrice rischiare di venir menata. Lo leggiamo su Il Messaggero ('Dalli all'attrice che si spoglia!'), in data 12 gennaio 1974. Dice la Asti: 'La scena doveva essere ben riuscita a giudicare dalla reazione che ho provocato. Sono stata affrontata da una piccola folla inferocita di religiosi e casalinghe e la parola più gentile è stata 'svergognata'. Diceva il regista Franco Rossetti: 'Questo imprevisto ci ha mandato all'aria un bel pò di lavoro. Abbiamo dovuto sospendere tutto e allontanarci velocemente. Torneremo di notte e cercheremo di fare le cose con più riservatezza'. Quando il film sta per uscire, Adriana Asti fa sapere, in un'intervista a Il Messaggero del 21 aprile 1974, di preferire di andarsene in vacanza in Kenya che di assistere al lancio del film: 'Non vorrei essere al centro di spiacevoli incidenti. Da quando sono stato insultata e trattata come una corruttrice pubblica per aver girato una scena un poco nuda alla stazione di San Pietro a Roma, ricevo periodicamente le telefonate di un'anonima esaltata che minaccia di mandarmi in galera se nel film è rimasta quella scena. E poiché la scena è rimasta, meglio il Kenya'. Fa il suo esordio cinematografico, qui, il giovane Mattia Sbragia, figlio di Giancarlo. Per Guglielmo Biraghi, Il Messaggero: 'Né la sceneggiatura né la regia sono all'altezza dello spunto. Nonostante le buone intenzioni, il film è rimasto tutto in superficie sia come edificante quadretto d'epoca, sia come curioso studio psicologico. Un assai povero senso del grottesco impedisce alle immagini di acquistare il necessario mordente e alle situazioni di avviarsi dinamicamente verso persuasive soluzioni tragicomiche. Né può smuovere le acque l'impegno della pur generosa protagonista Adriana Asti e di quanti la circondano'. Per Enrico Rossetti, L'Espresso: 'A Franco Rossetti è mancata in gran parte, nel lavoro di sceneggiatura e di regia, la capacità di azzeccare i toni grotteschi opportuni per conferire il corpo di un vivificante humour al sapore paradossale del soggetto scritto da lui stesso e renderlo accettabile. Così il film raramente riesce ad elevarsi sopra il livello di un seguito di bozzetti epidermici. Su Adriana Asti grava il peso della difficile figura della protagonista'. Per Piero Virgintino, La Gazzetta del Mezzogiorno, il film 'rinnova in chiave di commedia satiricosentimentale il clima del ventennio entro quadretti d'epoca. (...) Adriana Asti si impegna con calore e misura nel ritratto della zia samperiana'. Incasso 322 milioni di lire. Frase di lancio: 'Comicamente impura, sinceramente peccaminosa'."

(Marco Giusti) [5]

 

scena

Nipoti miei diletti (1974): scena

 

Visto censura [6]

 

Con nulla osta n. 64392, rilasciato in data 16 aprile 1974, Nipoti miei diletti ottiene "parere favorevole (...) alla proiezione in pubblico, con il divieto di visione ai minori degli anni 18 per la tematica nel suo complesso e per le numerose scene improntate ad accentuato erotismo."

 

Metri di pellicola dichiarati: 2629 (circa 96' in proiezione cinematografica).

 

Un secondo visto censura (n. 113047), rilasciato il 07/03/2018, fa riferimento a una edizione DVD poi mai entrata in commercio.

 

 

NOTE

 

[1] Deluso, avvilito dai continui insuccessi e dalle critiche poco argomentate, per nulla condivisibili e piuttosto feroci nei suoi riguardi, Rossetti si lascia andare a una riflessione non banale sul suo operato, inserita in appendice della recensione su Il mondo porno di due sorelle (1979).

 

[2] Durante le scene in cui i tre nipoti tentano di recuperare la domanda di ammissione, si può ascoltare la stessa musica, con sonorità greche, poi inserita da Joe D'Amato sia in Emanuelle e Françoise - Le sorelline (in sottofondo alle immagini del pasto antropofago "sognato" da Luigi Montefiori), che ne Le notti porno nel mondo n. 2 (1977).

 

[3] Da La Stampa, del 12 gennaio 1974: "Strip-tease della Asti alla stazione S. Pietro per la scena di un film - Insultata dai passanti.

Scandalo e baruffa per uno spogliarello cinematografico di Adriana Asti alla stazione San Pietro. L'attrice, insultata da una folla di passanti, fra cui vari religiosi, si è dovuta rivestire in fretta e attendere che la sua scena venisse ripetuta in ora serale, in atmosfera diversa, e più isolata. L'episodio è avvenuto durante le riprese del film 'Nipoti miei diletti', che il regista Franco Rossetti sta girando a Roma, ambientato negli Anni 30. La Asti impersona una zia che deve distogliere quattro suoi nipoti, vittime della propaganda fascista, dall'idea di partire volontari per la guerra di Abissinia. Visti fallire tutti gli altri mezzi di persuasione, compresi quelli amorosi, compie un estremo tentativo prima della partenza: e si spoglia proprio davanti al treno, togliendosi fino all'ultimo indumento. Per questa scena il regista aveva scelto la stazioncina di San Pietro, alle spalle del Vaticano: uno scalo antiquato, con le pensiline «liberty», che può restituire l'atmosfera dell'epoca. Non aveva calcolato, però, la reazione del pubblico. Poiché la scena si girava di giorno, intorno al set si è raccolta una folla di passanti, fra cui vari religiosi: e quando la Asti ha cominciato il proprio numero, non previsto da quello speciale pubblico, sono cominciate proteste e insulti; alla fine, era un coro di improperi."

 

[4] Dal booklet allegato alla VHS "Shendene" (serie Malizie, n. 14, anno 2000).

 

[5] "Dizionario Stracult della commedia sexy" (Bloodbuster edizioni), pag. 304 - 305.

 

[6] Dal sito "Italia Taglia".

 

scena

Nipoti miei diletti (1974): scena

 

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Nipoti miei diletti: Adriana Asti nel drammatico finale

 

"A poco a poco tutto diventava calcolo e opportunismo. Era il corrotto costume politico italiano che riprendeva il sopravvento; mentre il fascismo, inteso nel senso migliore, avrebbe dovuto conquistare l'Italia, era l'Italia che conquistava il fascismo, lo riassorbiva, lo riplasmava secondo i propri vizi tradizionali. Mi colpì una volta una frase di Giuseppe Prezzolini: «Ciò che mi fa paura - mi disse - non è il fascismo, ma il fatto che il fascismo è italiano»."

(Aldo Valori)

 

OST di Gianni Marchetti 

 

Nipoti miei diletti (Franco Rossetti, 1974) - Clip

 

F.P. 02/12/2022 - Versione visionata in lingua italiana, VHS integrale "Shendene & Moizzi" (durata: 94'56")

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