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Good Boy

Regia di Ben Leonberg vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Good Boy

di John_Nada1975
6 stelle

Film sopravvalutato e veicolato però in maniera pubblicitaria eccezionale nonostante il budget limitato, ha dalla sua l'avere un cane, si proprio un cane e per una volta non un attore-cane come protagonista, quindi giocando sull'arci - sicuro perché a tutti piacciono i cani e diventano più generosi e permissivisti con i giudizi.

Il film d'esordio di Ben Leonberg questo giovane regista è però ben realizzato e meditato, sicuramente sopra la media dei suoi concorrenti diretti che sono stati distribuiti prima e intorno al periodo di Halloween.

Perché "Good Boy" è, prima di tutto e in base alla premessa di cui sopra, il "prodotto" perfetto di ottobre 2025. Per questo apparire così sofisticato, ma anche un po' troppo raffinato per i gusti del pubblico di oggi ed è pure strano per certi aspetti, che stia riuscendo ad avere poi questo successo commerciale oltre che di visibilità. Perché la sua premessa sembra abbastanza insolita da distinguersi dalla massa, e in un cinema americano pure di natura '' indipendente", che da trenta anni fa ormai gli stessi indistinguibili film di supereroi, è già questo quasi "eroico" . Allo stesso tempo, è però diretto in modo abbastanza convenzionale, da non spaventare veramente nessuno. E questo adorabile cane di razza Retriever qualcosa(non voglio scadere nel solito "copia-incolla" pubblicistica-cinofilo) protagonista è ruolo principale ha come ho detto comunque, l'affetto del pubblico garantito. Quindi è logico che il film, inizialmente annunciato solo per l'"h.v.", sia poi almeno negli USA, arrivato sul grande schermo. E giusto in tempo per Halloween, che quest'anno era come ormai sempre, notevolmente carente di film horror di qualità.

Leonberg pone il proprio da tanti anni animale domestico, al centro del film. Questa idea viene poi costantemente sviluppata, dopotutto, lo spunto detto che gli animali che percepiscono le minacce mentre i personaggi umani ne sono ancora completamente ignari sono un tema ricorrente nel cinema horror. In questi poco più di 70 minuti, si sviluppa la storia di una casa infestata che racconta di un giovane uomo malato terminale di nome Todd, il quale mai inquadrati nel volto si rifugia nella vecchia casa del nonno defunto(il nume tutelare dell'horror indipendente americano degli ultimi 35 anni, Larry Fessenden) con il suo cane. Una volta lì, Indy, come viene chiamato il cane, si accorge subito che sta succedendo qualcosa di sinistro. I fantasmi sono in agguato come avvertiva apprensiva per il fratello la sorella Vera al telefono, ma il vero orrore inizia ancora prima.

A "Good Boy" bastano pochi secondi per aumentare la tensione e giocare con le aspettative del pubblico. Il film si apre con il cane che si sistema assonnato per riposare, ma improvvisamente un cellulare vibra davanti a lui. Indy si guarda intorno nella stanza scarsamente illuminata, e l'occhio della camera segue l'esempio. Qualcosa sembra nascondersi nelle ombre degli angoli, e all'improvviso il padrone del cane, Tod stesso, si ritrova seduto sullo sfondo come un fantasma inquietante, prima che il sangue gli goccioli dalla bocca sullo schermo del cellulare, e Vera lo trovi così poiché sentendo che non risponde alle vibrazioni del cellulare, chiamando poi il 911. Quindi, qual è la vera natura del pericolo e dell'inquietudine?

L'aspetto tragico è se vogliamo per alcuni "toccante"di "Good Boy", risiede nella separazione delle sue prospettive e dei suoi livelli narrativi, mentre due storie parallele si dipanano, per poi fondersi completamente solo alla fine. Una riguarda il dramma caratteriale di un uomo ancora giovane, e confrontato con la propria mortalità e il declino fisico. È costantemente al telefono perché la sorella è in apprensione per lui malato da solo ritirato nella isolata e lontana dimora avita nei boschi, eppure prendersi cura degli altri compreso Indy, diventa sempre più gravoso. Todd è stanco del suo ruolo di paziente cronico e malato, per non parlare del fatto che la sua sofferenza sta avendo un impatto negativo sul suo corpo e sul suo benessere. E poi c'è il suo animale domestico, che svolge il ruolo di compagno leale ma che, allo stesso tempo, continua a fare di testa sua.

Indy vaga curioso per la grande casa, esplorando le stanze abbandonate, che sembrano infestate dai fantasmi di chi vi ha vissuto. A un certo punto, incontra persino un altro cane, o meglio, il sosia forse fantasma di sè stesso e del suo padrone, o del cane del nonno defunto. Vede cose che il suo padrone non riesce a vedere. Allo stesso tempo, l'animale cerca di comprendere il dramma che si sta svolgendo. Indy percepisce che il suo padrone umano non sta bene. Vede i punti di iniezione chemioterapica e le bende sulle braccia. Quando Todd deve lasciare la casa per una terapia in ospedale, il mondo del cane crolla. Inesorabilmente – questo diventa presto chiaro – il film si sviluppa verso un confronto con la separazione tra umano e animale domestico.

Questo fornisce materiale appena sufficiente a riempire e sostenere la durata piuttosto breve. Emotivamente, il film di Leonberg tocca i tasti giusti per innescare gli effetti della sua storia. Allo stesso tempo, tuttavia, il contenuto è comunque secondario. "Good Boy" è dunque un esperimento formale. È proprio qui, però, che il film rivela molte possibilità inesplorate. Fin dalla sua presentazione nei festival oltreoceano questa estate, la sensazionale affermazione che si trattasse di un film horror dalla prospettiva di un cane è stata da subito discussa e velocemente promossa. Questo è pur vero, ma nella misura in cui la prospettiva rimane così ristretta che il cane è il fulcro delle immagini per la maggior parte del tempo. Molti eventi nell'ambiente circostante, soprattutto quelli riguardanti la vita quotidiana del suo proprietario, rimangono di conseguenza inesplorati.

Allo stesso tempo, la macchina da presa rimane in gran parte un osservatore obiettivo. Può saltare ovunque e prendersi delle libertà, adottando prospettive diverse. Quando Indy è seduto da solo in casa, l'occhio della macchina da presa si ritira in un angolo. Poco dopo, guarda il cane da sotto il soffitto o dall'esterno, fisso alla finestra, come se fosse improvvisamente lui stesso la presenza spettrale della casa. Questo gioco di prospettiva funziona particolarmente bene quando la macchina è effettivamente posizionata all'altezza dell'animale vedendo la realtà come se fosse vista da lui, alterando così il senso delle proporzioni. O quando inizia a muoversi e barcolla proprio dietro Indy, mentre la sua folta coda scodinzola davanti al pubblico.

In definitiva, tuttavia, questo non si traduce in una prospettiva fondamentalmente nuova tantopiù sul mondo, o tantomeno sul genere horror. Nonostante una certa frammentazione estetica e alcuni cambiamenti di punto di vista, "Good Boy" rimane fin troppo semplice e familiare per destabilizzare o riorientare la percezione del pubblico. Pertanto, alcune delle promesse fatte dal marketing e da altri critici dovrebbero come ormai sempre, sempre, essere prese con le pinze. Piuttosto, "Good Boy" sembra più preoccupato di osservare il cane. Ne studia i movimenti. Questo si traduce in primi piani accattivanti, a volte quasi ossessivi. Con un cane così fotogenico, non si può certo biasimare Leonberg. In definitiva, però, si tratta spesso di inquadrature viste in innumerevoli altri film.

Si rimanda per 73' minuti derivati da un primo cortometraggio "di prova", costantemente ad un processo narrativo come di "guida esterna" ma all'interno di una concezione generale da horror "vecchio stile" , o al suo fallimento che è anche più interessante, e quindi a presenze e piani invisibili dietro la macchina da presa. Che però Interagiscono con l'animale perché soli lui può vederli e avvertirli, come credenza popolare crede. Si possono percepire come umani, ma solo parzialmente, o per niente, così che Indy l'animale e cane personale dello stesso regista, possa offrire una performance che non si potrebbe riflettere con un protagonista umano. Secondo i resoconti dei media, sono stati necessari 400 giorni di riprese. Ma qual è il punto alla fine? La complessa interazione con il regno oltre la macchina da presa, o con fattori scatenanti invisibili, è fin troppo palesemente nascosta o relegata al piano puramente narrativo, viste le sue apparizioni spettrali, impedendogli di sfociare in un esperimento artistico davvero emozionante.

Perché l'impressione si consolida rapidamente: Leonberg non è poi così fantasioso quando si tratta delle motivazioni del suo horror. Tende fluttuanti, ombre che si muovono veloci, figure che appaiono indistinte, rumori misteriosi, uno scheletro, una mano da zombie che spunta dal terreno, un cimitero nel bosco: i trucchi di "Good Boy" non potrebbero essere più tradizionali e sono in gran parte eseguiti con routine, seppure con una certa ricerca visiva e cura stilistica. Solo raramente, tuttavia, Leonberg sfrutta effettivamente il potenziale del suo protagonista animale, che in teoria offrirebbe slancio sufficiente per un tipo di horror completamente diverso e addirittura nuove immagini, nel cinema. Ad esempio, nel bel momento del pre-finale, quando una piccola cuccia per cani si trasforma in una terrificante prigione.

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