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Caterina va in città

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Caterina va in città

di FilmTv Rivista
8 stelle

Dopo le Ferie d’agosto, Paolo Virzì approda in città passando per la sua amata provincia. Da un paesino del viterbese alla grande capitale del potere, il passo è lungo, malgrado i soli 97 chilometri di distanza. Un insegnante di ragioneria frustrato (un Sergio Castellitto iroso e volutamente sopra le righe, quasi un contraltare del personaggio di L’ora di religione), una moglie sottomessa e silenziosa (una Margherita Buy minimalista e perfetta) e una figlia unica “antica” e pudica (un’Alice Teghil nel paese delle “meraviglie”), modello forse terzista, forse sanamente alternativo di un mondo in cui la televisione ha imposto falsi schieramenti e ribaltato punti di riferimento. Tra “destra” e “sinistra”, Roma e Lazio, intellettuali e sottosegretari, amiche per noia e compagne per formazione, la commedia (amara) galoppa veloce, s’intrufola nel traffico, varca le proibite soglie delle camerette contemporanee, zappingando sul degrado culturale e sui volti-icone del triste teleitalicoimmaginario (da Costanzo a Melandri a Simonetta Martone). Cameo-sorpresa di Roberto Benigni e comparsata d’autore di un divertito Michele Placido sobillato a ricordare l’indimenticabile commissario Cattani.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 44 del 2003

Autore: Aldo Fittante

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