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Lara Croft Tomb Raider. La culla della vita

Regia di Jan De Bont vedi scheda film

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La recensione su Lara Croft Tomb Raider. La culla della vita

di Rosebud77
6 stelle

Non ne sentivamo il bisogno, ma tali erano stati gli incassi del primo capitolo (48 milioni di dollari nel primo fine settimana di programmazione, l’incasso maggiore mai realizzato da un film con una protagonista femminile, e complessivamente 300 in tutto il mondo) che non si poteva non scommettere su un doveroso sequel. Ecco quindi Angelina Jolie ricevere un cachet di quasi 16 milioni di dollari per re-interpretare la procacissima archeologa miliardaria (è proprio il caso di dirlo!) che deve salvare il mondo dal cattivo scienziato di turno che vuole scoperchiare il mitico vaso di Pandora, panacea di tutti i mali che riposa placido immerso in un liquido amniotico alle falde del Kilimangiaro, in un luogo noto come “La Culla della Vita”. Prima di approdare in Africa, però, Angelina Jolie, alias Lara Croft, alias bellezza statica ed evanescente, rimbalzerà come una biglia impazzita tra tutti e cinque i continenti ammiccando e destreggiandosi a dovere con moto d’acqua, paracaduti e aerei supersonici, tanto in bikini quanto in tuta polare. Tra gadgets tecnologici e orribili chimere, la prode eroina troverò forse il tempo per innamorarsi del bel Gerard Butler (Dracula’s Legacy) e spogliarsi un pò, lasciando al regista Jan De Bont il compito di ricucire con la perizia di chi già diresse Speed e Twister le falle dell’approssimato script di Dean Georgaris, troppo debitore di James Bond e Indiana Jones.
La Jolie segue la moda dell’attuale action-movie sprecandosi in botte da orbi e arti marziali e rinunciando ai vorticosi allenamenti che compiva sospesa a mezz’aria nel primo episodio, ma attende di valorizzare l’Oscar già vinto con Ragazze Interrotte con l’imminente Beyond Borders; a noi non resta che tuffarci nella seconda (ultima?) avventura della paladina da videogioco - di cui francamente si è persa l’origine - più famosa di tutti i tempi. Meglio di quello che fece Simon West, e non manca un certo divertimento, specie nell’ultima parte.

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