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American Pie. Il matrimonio

Regia di Jesse Dylan vedi scheda film

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La recensione su American Pie. Il matrimonio

di degoffro
4 stelle

E così Jim si sposa. E anche Stifler, dopo averne combinate di ogni, trova la ragazza dei sogni (la sorella di Michelle, futura moglie di Jim) e pare mettere finalmente la testa a posto. Chi l'avrebbe mai detto: la saga di "American pie" si conclude (al cinema, visto che poi per l'home video sono stati prodotti altri episodi, sia pure con personaggi diversi) all'insegna del buonismo. La commedia irriverente e sboccacciata si stempera nella corretta commedia sentimental-matrimoniale con il trionfo dell'amore, quello vero. Il terzo episodio della serie conferma, purtroppo, che ci si sarebbe dovuti limitare al primo film, l'unico davvero sagace, esilarante e spiritoso. Qui ci si risolleva leggermente rispetto al nefasto secondo capitolo, ma se si pensa che il personaggio più riuscito è lo scatenato Stifler è detto tutto. Jim si è imbalsamato (e con lui anche Jason Biggs): non mi si venga a dire che la sequenza in cui si rade i peli del pube vale quella della torta di mele del primo film o quella della colla al posto del lubrificante del secondo! L'incipit, al solito, è piuttosto riuscito: ancora una volta il padre di Jim sorprende il figlio, al ristorante, in un momento decisamente imbarazzante, con la fidanzata Michelle impegnata audacemente sotto al tavolo. Le frasi a doppio senso che il padre di Jim pronuncia nell'occasione da "Mio figlio sta per sparare la proposta" a "Ti vedo particolarmente eccitato" sono assai funzionali. Non male, pur nella sua eccessiva caricatura e con la netta sensazione di già visto, la sequenza dell'addio al celibato con Jim, in giacca e cravatta, alle prese da un lato con i futuri suoceri dall'altro con i suoi amici, sempre piuttosto arrapati, grazie anche alla presenza di due focose e sfrenate ragazze con frustino ed un omaccione gay con le chiappe al vento. Gustoso il rovesciamento di ruolo di Stifler: deve fingersi bravo ed educato ragazzo di famiglia, trattenendo la sua dirompente scurrilità, per conquistare la sorella di Michelle. Pessima e superflua invece la parentesi al bar gay con tanto di gara di danza che è una piatta scopiazzatura di un'identica e ben più sfiziosa sequenza di "Zoolander" (e già che ci siamo non mancano riferimenti anche ad un altro titolo con Ben Stiller, "Ti presento i miei"). La nonna ebrea ed incartapecorita di Jim, sessualmente risvegliata dall'inconsapevole Stifler, è roba vecchia ma simpatica, mentre i due cagnolini iper eccitati (per la gioia di Stifler) sono solo roba vecchia e pure già ammuffita. Il povero Stifler (l'ottimo Seann William Scott, incredibile a dirsi, il migliore di tutti), dopo la birra allo sperma del primo episodio e la pisciata in faccia del secondo, questa volta deve mangiare escrementi di cane. A lui si devono comunque le battute più spassose del film: su tutte quando dice a Jim "sei come un cieco che sceglie un film porno muto!". Al solito menzione speciale per Eugene Levy, il padre di Jim, anche se purtroppo, al di là dell'incipit, il suo ruolo è sempre più marginale e lo script gli offre davvero poche situazioni degne di nota, peraltro anonimo riciclo di cose già viste (vedi la chiacchierata con Michelle, prima della celebrazione delle nozze, sul vero significato del "fare l'amore"). Scontata e perfino patetica l'apparizione finale per la sempre più obesa mamma di Stifler. Non un film orrendo ed indigesto, ma del tutto innocuo ed insapore, in cui le occasioni di divertimento vanno cercate con il lanternino e forte è la sensazione di stanca rimasticatura. La freschezza e il brio del primo film sono ben lontani: anche Jim e i suoi amici stanno invecchiando. L'irriverenza maleducata e cafona è solo apparente: sotto sotto vincono i buoni sentimenti. E così gli incassi, sia negli States che in Italia, pur comunque lusinghieri, sono andati decisamente scemando. Diretto da Jesse Dylan, figlio del celebre Bob.
Voto: 5

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