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Corpi impazienti

Regia di Xavier Giannoli vedi scheda film

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La recensione su Corpi impazienti

di degoffro
6 stelle

Un tumore al polmone. Diagnosi terribile per chiunque. Figurarsi per una ventenne come Charlotte, con tutta la vita ancora davanti. Con il fidanzato Paul si reca a Parigi per gli esami di rito e le successive chemioterapie. Paul, all'inizio della trasferta nella capitale francese per nulla consapevole della gravità del male della ragazza, la assiste in modo quasi devoto, ma progressivamente si sente inadeguato nell'affrontare una situazione sempre più complessa. La conoscenza di una lontana cugina di Charlotte, la fascinosa e seducente Ninon, rende gli equilibri della coppia sempre più precari ed instabili. L'improvvisa, travolgente ed inevitabile passione che scoppia tra Paul e Ninon, peraltro quasi favorita dalla stessa Charlotte, determina poi le reazioni di gelosia stizzite e isteriche della ragazza, ormai fortemente debilitata e trasformata dal male, incapace altresì di accettare il disfacimento del suo giovane corpo ed il venir meno delle sue forze. Tratto dall'omonimo romanzo di Christian de Montella, l'esordio alla regia di Xavier Giannoli, a detta del suo autore, rappresenta "l'emozione che scaturisce dai sentimenti contraddittori, dalla tensione, dalla violenza che nasce tra gli estremi che portiamo dentro di noi - il bene e il male, il corpo e il cuore, la tentazione e il proibito". Da un punto di vista delle immagini, grazie anche ad una essenziale messa in scena che sembra "presa dalla strada" Giannoli centra in pieno il suo obiettivo. Si pensi alle sequenze in ospedale, a quelle relative alla scatenata ed incandescente passione erotica tra Paul e Ninon o ancora il toccante e dolcissimo finale in cui i due ragazzi si prendono amorevolmente cura della loro Charlotte, indebolita e consumata. E anche la fisicità quasi ribelle dei corpi impazienti dei tre protagonisti è palpabile, concreta, evidente a conferma delle affermazioni del regista: "non intendevo assolutamente fare un film sulla malattia o sulla morte ma sulla passione amorosa che diventa urgente, perché rimane poco tempo". Sensazione ben evidenziata nella chiacchierata, efficace ma in fondo superflua sequenza di sesso a tre, e soprattutto nell'evolversi del difficile e spesso antipatico personaggio di Charlotte che vorrebbe vivere ancora sulla sua pelle il desiderio fisico, istintivo, impetuoso per reagire a quel male che la sta divorando dall'interno e, pur avendo lei stessa avvicinato Paul a Ninon, soffre nel percepire il bruciante, incontrollabile ed intenso sentimento fisico che li unisce. Peccato che poi ci siano anche le parole. E qui il film, specie nella seconda parte, affonda malamente a causa dei troppi dialoghi programmatici che tolgono verità e freschezza alla vicenda (certe scenate di Charlotte sono ripetitive ed irritanti, il dialogo in ospedale tra Paul e la madre di Charlotte quasi ridicolo - "Perché non parliamo mai?" chiede Paul, "Io non riesco a comunicare con te!" risponde secca la donna), ammantando il film della consueta e un po’ supponente aura intellettuale e asettica che caratterizza tanto cinema d'autore francese. Quando descrive i suoi personaggi nelle loro azioni e nei loro gesti Giannoli è esemplare, ma quando li lascia parlare diventa fallimentare. Lodevole comunque l'assenza di inutili sentimentalismi e patetismi, sempre dietro l'angolo quando il tema è la malattia, innegabile l'abilità di Giannoli di entrare in profonda sintonia con i suoi giovani protagonisti di cui è assai incisiva la descrizione psicologica, soprattutto nel loro smarrimento, nella loro paura, nella loro impotenza di fronte a qualcosa di troppo grande a cui cercano di reagire nell'unico modo che credono possibile. E cioè attraverso "la forza cieca ed essenziale del sesso: il corpo ha le sue ragioni e l'amore ha i suoi diritti. Loro vogliono vivere e non sottomettersi. Quindi finiranno per formare un trio la cui strana solidarietà li renderà più umani, precocemente. Non ci sarà più orgoglio, inganno, senso di colpa o narcisismo, ma questa storia di passione a tre e alla fine la quiete, il sole." (Xavier Giannoli) Ottimi i tre protagonisti, calatisi con estrema naturalezza e credibilità nei non facili ruoli. Peccato che l'emozione ed il coinvolgimento dello spettatore siano ad intermittenza così che il film alla lunga rischia di essere inerte e troppo freddo. 2 nomination ai César per Laura Smet e Nicolas Duvauchelle quali migliori promesse.
Voto: 6

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