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Se...

Regia di Lindsay Anderson vedi scheda film

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La recensione su Se...

di mm40
3 stelle

In un prestigioso, ma antiquato college inglese gli insegnanti dettano severamente legge, ricorrendo a ogni tipo di sopruso, incluse le punizioni corporali. Tre studenti prossimi al diploma, capeggiati dall'intellettuale e ribelle Mick, decidono di vendicarsi in maniera drastica.

 

Se... è il film che ha rivelato al mondo lo sguardo folle e allucinato di Malcolm McDowell, esordiente sul grande schermo ma già noto per alcune parti in lavori televisivi britannici; non tarderà molto ad accorgersene anche Stanley Kubrick, che nel 1971 lo metterà a capo del manipolo dei drughi di Arancia meccanica. La pellicola è un affresco dello scontro generazionale contemporaneamente in atto, scontro acuito dalla paradossale distanza fra le istituzioni scolastiche inglesi e la concreta realtà esterna; l'emancipazione delle giovani generazioni e la rivoluzione culturale in atto sono materiale narrativo di prim'ordine nel 1968, ma va rilevato quanto un'opera di questo calibro risulti oggi sorpassata, al limite dell'ingenuità. Le questioni sociali tratteggiate nella sceneggiatura di David Sherwin finiscono oltrettutto per rimanere soverchiate da un'attenzione perfino eccessiva alla formazione psicologica dei personaggi, sui quali specialmente si attarda la scrittura del film e, di conseguenza, la macchina da presa; seguiamo perciò gli sviluppi della vicenda con il pesantissimo procedere di un pachiderma, osservando da vicino azioni e reazioni di un gruppetto di studenti ribelli. Il loro cervello è Mick Travis, cioè McDowell, un personaggio di tale impatto che Lindsay Anderson riterrà di doverlo riportare in scena in due successive pellicole, sempre con il medesimo protagonista: O lucky man (1973) e Britannia hospital (1982). Al di là delle buone intenzioni e della prestazione di McDowell, comunque, vedendo Se... oggi ci si accorge di quanto poco l'opera abbia da dire, o meglio: di quanto poco sia rimasto di quelle intuizioni che ne costituivano il fulcro vitale. Due ore di durata con un ritmo molto blando, infine, sono forse già capaci di per sè di penalizzare il film. 3,5/10.

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