Regia di Elem Klimov vedi scheda film
Film uscito agli sgoccioli della vecchia Unione Sovietica, (si era nel 1985), e che risente ancora, inevitabilmente, di una certa retorica, specialmente nella prima parte, dove il protagonista recita in modo piuttosto melodrammatico. Al netto di tutto questo, il film di Klimov è feroce e definitivo nel mostrare gli orrori dell'invasione nazista della Bielorussia. Furono, come ci ricorda la didascalia finale, 628, i paesi bielorussi dati alle fiamme insieme ai loro abitanti: una strage immane, una vergogna per tutta l'umanità. Il regista russo ce la racconta a piccoli passi, da quando Florya si trova a combattere per i partigiani locali, una piccola banda poco organizzata, e finisce per assistere, in una seconda ora difficilmente dimenticabile, al massacro avvenuto in uno dei villaggi in piena campagna. La danza macabra delle truppe naziste, le urla, l'eccidio, le fiamme, gli stupri, la violenza ideologica, vengono rappresentati con grande forza e senza bisogno, in questo caso, di forzare la mano. Florya perderà ogni fattezza umana, nel finale, che mischia filmati d'archivio e finzione, diventando con il suo sguardo folle, lo sguardo di tutta l'umanità. Un film ampio, non esente da difetti, ma difficilmente dimenticabile.
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