Regia di Clint Bentley vedi scheda film
Quando si vedono tanti film a nastro anche di ultima produzione, può capitare di trovare qualcosa di così buono, persino nel 2025. "Train Dreams" è un'oasi nella mercificazione corrente Al servizio quasi esclusivo di messaggi "pedagogici" per le masse rincretinite dallo "scrollare" Instagram e TikTok. Un'opera silenziosa e meditativa per cui è già stato ovviamente più che abusato il termine di "malickiano", che però per una volta che si, ci sta. Sembra pure di meno che un film tradizionale e più un ricordo in cui ci si imbatte, informe, fugace e profondamente umano. Diretto con notevole moderazione da un regista quarantenne al suo secondo film mentre il primo non fu niente di memorabile, qui riesce a compiere un salto qualitativo notevole, adattando un racconto di Denis Johnson per qualcosa di scarno ma per una volta nel cinema che tramortisce e solo rincretinisce, emotivamente risonante, ci si affida infatti continuamente al silenzio e all'atmosfera, piuttosto che all'esposizione. Coniugato ad una bella e suggestiva colonna sonora, imprescindibile
Joel Edgerton offre una delle interpretazioni più sommesse e emotivamente potenti che abbia mai potuto espletare, nei panni di Robert Grainier, un operaio ferroviario che vive ai margini dell'America di inizio Novecento. Edgerton interpreta Robert come un uomo plasmato dal lavoro, dalla terra e dalla solitudine: mai teatrale, mai ostentato, ma sempre presente. La sua interpretazione è interiore, come se i suoi pensieri si muovessero costantemente appena sotto la superficie, come le ruote del treno in lontananza e che echeggiano nel bosco.
Clifton Collins Jr. (già protagonista del primo film di Bentley, "Jockey" Nel 2019), apporta del vero calore e autenticità vissuta al film, radicando la storia in momenti di umanità e connessione. Felicity Jones appare con parsimonia ma in modo memorabile come ideale femminino sotto le poi spoglie di moglie, un'ancora emotiva silenziosa la cui presenza permane a lungo dopo che ha lasciato l'inquadratura, e la vita, propria e del protagonista. Insieme, il cast accentua il senso di transitorietà del film: le persone attraversano la vita di Robert allo stesso modo dei sogni, brevemente e senza preavviso. Visivamente, "Train Dreams" è finanche sorprendente nella sua semplicità. I paesaggi naturali non sono romanticizzati; sono vasti, indifferenti e a tratti crudeli. Fuoco, perdita e tempo incombono come temi importanti, ma il film non ne sottolinea mai troppo enunciatamente il significato. Piuttosto, permette al pubblico di soffermarsi sull'immobilità, sul dolore e sulle piccole, fugaci gioie di una vita ordinaria e "invisibile" come tante, quasi dimenticata dalla storia, e dagli altri.
Questo non è un film per spettatori in cerca di una narrazione intricata per facili ricompense emotive, facili, di oggi. "Train Dreams" richiede pazienza, ma questa pazienza è ricompensata con qualcosa di raro: un'esperienza cinematografica che appare onesta, riflessiva, e silenziosamente devastante. È un film su come passano le vite, su come il mondo cambia intorno a noi e su come esso non ci prenda mai in considerazione o aspetti, minimamente.
Un film importante e significativo per chi non ha perso la necessità e l'obbligo di guardare indietro alla vita in termini di lotte fatte e condotte, che portano e hanno portato solo a perdite e tristezza
Superbamente fatto sull'argomento, e ripeto dalla ottima recitazione generale, ottima narrazione, ti lascia svuotato ed è questo che vuole perché questo il "non-senso" tragico e assurdo della vita, ti lascia con la sensazione che ci sarà qualcosa anche nella tua vita, che dovrai aspettare tanto, per poi niente, e dunque morire senza interferire su nessuno più in grado di serbarti davvero nel ricordo. Questo lascerà un vuoto agli spettatori meno ricettivi e "de-sensibilizzati", che non vedono o sanno guardare i film fatti per riflettere. Vederlo per la malinconia, e poi guardarlo per chiedersi il perché guardarlo, quando sai che c'è già così tanta tristezza nel mondo e in milioni di esseri umani qui a Occidente, e che il regista e il romanziere lo hanno però rappresentato in modo così superbo, soprattutto la costruzione proprio di quel mondo(la transizione a civiltà industriale tra fine '800 e' 900), con I tanti cinesi addetti alla costruzione dei binari delle ferrovie, è che ci avrebbe condotto al mondo di adesso dalla solitudine di massa, isole senza futuro.
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