Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film
Andrea Di Stefano all'inizio era attivo soprattutto come attore, ma adesso si dedica stabilmente alla regia e con "Il maestro" è giunto al suo quarto film. Almeno in apparenza un film sportivo, in realtà "Il maestro" è molto più vicino al romanzo di formazione, e del film sportivo conserva soprattutto il guscio esteriore, mentre questa storia è interessata soprattutto allo studio dei caratteri e alla dinamica relazionale fra i due protagonisti.
Felice è un bambino di tredici anni che ha un padre che pretende che lui diventi un campione del tennis, ma lui forse non ha un talento speciale per questo sport, e il padre sceglie come suo maestro Raul, un ex tennista dal passato apparentemente glorioso, ma in realtà ormai un fallito che cerca un riscatto personale. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Di Stefano e da Ludovica Rampoldi, che in questi giorni è nelle sale anche col suo "Breve storia d'amore", mi sembra generalmente accurata, si prende i suoi tempi e approfondisce il profilo psicologico dei personaggi, fra l'altro riuscendo a sovvertire con astuzia le aspettative dello spettatore che si aspetta il classico film su bambini prodigio di ambiente sportivo. Non manca a dire il vero qualche inverosimiglianza, che è bene non spoilerare, e alcuni aspetti dell'intreccio lasciano un po' a desiderare, però queste piccole carenze vengono generalmente compensate dal ritmo narrativo offerto da una regia piuttosto solida e dall'impegno lodevole del cast.
Uno dei meriti di Di Stefano è quello di aver omaggiato una certa commedia all'italiana anni Sessanta, senza farne uno sterile calco, lasciando allo spettatore un sapore dolceamaro in bocca, pur con qualche indecisione dovuta a un eccessivo accumulo di "scheletri nell'armadio" legati al personaggio di Raul. Pierfrancesco Favino è bravo come sempre sul doppio registro della spigliatezza un po' cafona e della fragilità di chi deve stilare un bilancio esistenziale fallimentare, ma bisogna applaudire anche il giovane Tiziano Menichelli, che riesce a non sfigurare nel confronto continuo con un mostro sacro come Favino, con una recitazione molto sicura per un quindicenne, particolarmente indovinata nel registro dell'insicurezza e dell'ansia da prestazione, in questo caso sportiva. Nel cast di contorno si apprezzano soprattutto Giovanni Ludeno nella parte del padre di Felice e Valentina Belle' come ex di Raul, mentre un po' sprecata la breve partecipazione di Edwige Fenech.
Voto 7/10
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