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Il genio della truffa

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Il genio della truffa

di FilmTv Rivista
8 stelle

“A volte passo tutto il giorno pensando che l’unica soluzione sia farmi saltare le cervella; poi mi viene in mente come si ridurrebbe la moquette”. È questa la vita di Roy Waller, bravo truffatore che lavora in coppia con il più giovane Frank, che negli anni si è arricchito e vive in una bella casa asettica e ordinata. Moquette intonsa sulla quale è d’obbligo togliersi le scarpe, cucina immacolata e inutilizzata (la dieta di Roy consiste solo di tonno in scatola), tritarifiuti, una sfilata di detersivi ordinati come soldatini. Finestre, porte e interruttori della luce si aprono e richiudono scaramanticamente per tre volte e l’unica maniera di calmare i nervi quando per disgrazia si rovesciano le anfetamine ansiolitiche nel lavello è ripulire freneticamente ogni anfratto dell’appartamento già lucidato a specchio. Roy Waller ha dei problemi: lasciato 14 anni prima dalla moglie incinta, oppresso dai sensi di colpa, afflitto da agorafobia, devastato dai tic, è, come si dice, tenuto insieme con gli spilli, e rischia di andare in pezzi quando scopre di avere e incontra la figlia quattordicenne. Ma, nella “professione” è il migliore, come ammette il socio Frank, che invece vive di tranci di pizza in un cronico casino. Costruito su una sceneggiatura di ferro, nel rispetto esemplare dei tempi comici, delle battute e dei colpi di scena, Matchstick Men è un film insolito per Ridley Scott, autore più votato alle visioni dark del thriller e della fantascienza, che azzardò un vago taglio di commedia solo con Thelma & Louise, peraltro intinto nell’epica tragica del road movie. Invece, la scommessa riesce: Matchstick Men ha una leggerezza disillusa che ricorda il cinema degli anni ’70, un bel piglio sotterraneo nella descrizione dei rapporti, la capacità di schivare le trappole del cinema americano contemporaneo, lentezze, sbrodolamenti, moralismo. I finali si rincorrono, ma non perché Scott (come troppi registi di oggi) non sappia concludere, ma perché la storia scivola verso la sua chiusa naturale: uno sguardo in più, un salotto diverso, un nuovo pezzo di vita.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 0 del 0

Autore: Emanuela Martini

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