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The Dreamers - I sognatori

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su The Dreamers - I sognatori

di FilmTv Rivista
8 stelle

Scendere giù, quasi dalla cima del cielo, e cominciare a rimbalzare sulla terra. Cominciare a vivere, altrove, al centro del mondo. Parigi, maggio 1968: prima è il cinema che ti insegna la vita, attraverso i sogni che si materializzano sullo schermo della Cinémathèque, Fuller e Fred Astaire, Marlene e Greta, Scarface e Frank Tashlin. Poi, un giorno, il mondo sfonda lo schermo del cinema: entrano Truffaut, Godard, Chabrol e gli altri “giovani turchi” che difendono il nume protettore del cinema Henri Langlois, ed entra anche la “tua” vita, l’immaginazione materializzata nella giovinezza sinuosa di Isabelle e Théo, nei loro occhi sognanti, le cotte folgoranti, le esitazioni, i passi falsi, la voglia di conoscersi, di toccarsi, di sfidarsi, di non lasciarsi mai più. I sognatori di Bernardo Bertolucci sognano al chiuso, nelle prime file della sala cinematografica e in una bella casa svuotata di genitori per l’estate: si raccontano le insofferenze della borghesia illuminata francese (il padre dei due gemelli del film è poeta e per Théo “il fatto che Dio non esista non vuol dire che lui debba prenderne il posto”) e della piccola borghesia americana, che con la tolleranza pacifista cerca di ritrovare l’innocenza perduta. Sognano e sanno che non sarà mai più così, più maturi dei loro corpi, più antichi delle immagini del “loro” cinema. Aperto dal dolly che discende dalla Tour Eiffel (e che si ripete in analoghi movimenti fuori dall’ascensore della casa dei ragazzi), accompagnato da una colonna sonora di “etimologica” precisione e di istantaneo calore emotivo (Jimi Hendrix ed Edith Piaf, i Doors e Françoise Hardy, El paso del Ebro e La mer), The Dreamers è girato con la leggerezza del cinema che negli anni ’60 scopriva il mondo, con le fughe di Bande à part e le ingenuità di Pierrot le fou e di Partner, con la voglia di sporcare lo schermo con un pezzo di autobiografia felice, di raccontare che l’unica via di uscita è il suicidio, come per Mouchette, ma che a volte, un colpo d’aria, un sogno che per un istante si materializza, ti può fermare. E la voglia di non dimenticare e di non rimpiangere niente.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 0 del 0

Autore: Emanuela Martini

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