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Anything Else

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Anything Else

di FABIO1971
8 stelle

"Sono cotta di te da quando ci siamo conosciuti, non l'hai capito da come ti ignoravo?".
[Christina Ricci a Jason Biggs]

Jerry Falk (Jason Biggs), rivolto verso la macchina da presa, si presenta al pubblico:
"Quello è David Dobel e io sono Jerry Falk. Abbiamo passato molti pomeriggi a passeggiare e chiacchierare nel parco: chi aveva capito subito quanto era suonato? Ci incontrammo per la prima volta nell'ufficio dell'agente di un cosiddetto comico intellettuale, eravamo scrittori alle prime armi che cercavano di sfondare inventando battute per comici da night-club. Con una differenza, però: che io avevo 21 anni e lui 60".
Gli incastri metafilmici dei flashback scandiscono le progressioni delle vicende dei personaggi, affidate al racconto della voce fuori campo di Biggs, che rievoca la sua vita, dalla nascita della propria amicizia con David Dobel (Woody Allen) alla tormentata love story con Amanda (Christina Ricci), resa ancor più complicata dall'invadente presenza di Paula (Stockard Channing), la madre cantante (e alcolizzata) di Amanda, che piomba improvvisamente in casa della coppia tra una crisi e l'altra:
"Ma tu mi ami?", chiede l'inquieto Jerry ad Amanda, che prontamente ribatte:
"Ma che domanda, solo perchè mi ritraggo quando cerchi di toccarmi?". Via libera, quindi, ad una delirante girandola di tira e molla... Amore, sesso ("In eros veritas"), psicanalisi ("Hai uno strizzacervelli che, come Dio, non parla e, come Dio, è morto"), antisemitismo, cultura ("Ma chi se ne frega di Dostoevskij se Amanda va a letto con quel tizio?"), la vita e la morte, i rapporti tribolati tra genitori e figli, le eterne nevrosi e fobie dell'intellettuale a stelle e strisce riaggiornate al post-11 settembre (le armi e il concetto di autodifesa...), le beffarde ironie del Caso a governare le evoluzioni e i mutamenti dell'esistenza umana: Allen cita se stesso (Io e Annie) capovolgendo la gag sul trasferimento da New York a Los Angeles (dove oggi "succede tutto quanto"), regala all'istrionismo di Danny DeVito una spassosa scena madre ("Stai dicendo che tu non rifirmi con me?"), tira a lucido la propria vena caustica affilando gli artigli contro la vacuità del moderno vivere, si concentra sul ritmo della narrazione, che infatti procede incalzante tra battute esilaranti e dialoghi scoppiettanti, irride senza pietà il proprio personaggio cinematografico sdoppiandosi in Jason Biggs e ritagliando per sè il ruolo di un insegnante con qualche rotella fuori posto e ossessionato dalle persecuzioni naziste che, armato di fucili e kit di sopravvivenza, si prepara all'Olocausto prossimo venturo della civiltà sfogando alla minima occasione tutta la propria aggressività repressa. Anything Else è un'operina leggera e raffinata in cui l'(auto)ironia dello sguardo si sposa con l'incisività della satira, senza proporre innovazioni alla poetica cinematografica del suo autore ma aggiornandone semplicemente soggetti e bersagli con quella liberatoria consapevolezza che il trascorrere inesorabile del tempo concede a chi non ha più voglia di frenare i propri impulsi "distruttivi". Ottimo il cast d'interpreti, da Allen a Jason Biggs, dall'amabile smorfiosa Christina Ricci all'incontenibile Danny DeVito, da una Stockard Channing irresistibile (ma non sfruttata pienamente dallo script), che si esibisce al pianoforte nella There'll Be Another Spring firmata da Peggy Lee, alla seducente bellezza di Erica Leerhsen, fotografia di smagliante iperrealismo del Darius Khondji di Delicatessen e Seven, cameo live di Diana Krall che canta It Could Happen to You e consueta (e immortale) colonna sonora (da Billie Holiday a Wes Montgomery, Ravi Shankar, Lester Young e Teddy Wilson).

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